Big Data City: volume, velocità e varietà dei dati saranno le tre variabili della futura crescita economica

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50 miliardi di device attivi nel 2020 da mettere in rete per elaborare e gestire il capitale dati della smart economy

Europa


Big Data

Sono i cittadini a dare senso ad una città, senza di loro non esisterebbe nessun centro urbano. Sembra una cosa ovvia, ma non lo è, visto che lo stesso Platone si è scomodato per ragionare sul rapporto tra identità e comportamento degli abitanti di una determinata città e la città stessa. Sono loro che alimentano il cambiamento, che sviluppano nuovi trend, che supportano con la domanda i nuovi prodotti e servizi che le imprese riversano sul mercato. Certo, si potrebbe argomentare sul potere dell’advertising, sulle capacità di influenzare le nostre scelte da parte del marketing, ma resta il fatto che gli abitanti di una città rappresentano la quintessenza del cambiamento in un contesto democratico.

 

Anche per il processo di adozione delle nuove tecnologie sta accadendo la stessa cosa, con smart community che nel tempo hanno fatto da agenti d’innovazione sociale, introducendo nuovi strumenti, nuovi mezzi di comunicazione all’interno di ripetitivi standard comportamentali, facendo in modo, ad esempio, che il vecchio telefono di casa venisse sostituito dagli smartphone e il Pc dai tablet.

Tutto questo sta comportando, ovviamente, un’attenzione crescente della politica e del mercato ai nuovi modelli di produzione e consumo delle informazioni, un’enorme produzione di dati e un equivalente consumo di risorse energetiche. Le rivoluzioni hanno sempre un prezzo da pagare, ma si può limitare il danno.

 

Le città di tutto il mondo consumano circa il 70% dell’energia a disposizione, secondo il MIT, e sono altresì responsabili dell’80% dell’inquinamento globale per emissioni di anidride carbonica. Un dato di partenza fondamentale per ogni decisione da prendere per ridurre il forte impatto sull’ambiente in cui viviamo. Entro il 2040, il 70% della popolazione mondiale vivrà in città sempre più grandi, centri energivori che rischiano di minacciare seriamente il già precario equilibrio del pianeta. Le nuove tecnologie ci vengono incontro, in tal senso, con la green ICT in prima fila e le tante nuove soluzioni per l’efficienza energetica, il consumo critico ed intelligente delle risorse, l’applicazione di sistemi informatici nella gestione della distribuzione dell’energia, dell’acqua, della luce elettrica, del traffico, dei trasporti e molto altro.

 

L’obiettivo è la Smart city, certamente, nel mondo ci sono già in ballo centinaia di progetti, più o meno attuabili, ma ciò che conta è ragionare sul fatto che la rete di comunicazione elettronica è attraversata ogni giorno da un flusso di dati gigantesco ed inesauribile, frutto di processi Machine to Machine (M2M) e di attività umane. Centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, in ogni momento, producono e scambiano straordinarie quantità di dati e proprio questi rappresentano un altrettanto inesauribile fonte di crescita economica. Non solo sviluppo e business, ma anche egovernment, esociety, ebusiness, neteconomy, home connected e molto altro.

Una città intelligente è tale se riesce a risolvere i problemi in tempi rapidi, si legge in uno studio EMC & GreenPlum. Per fare questo deve saper raccogliere, gestire ed elaborare i Big Data, anzi gli Open Big Data. Come diceva Einstein: ‘non possiamo pensare di risolvere problemi utilizzando le stesse categorie mentali che li hanno creati’. Un monito per le istituzioni pubbliche, per i decisori politici, per il mercato e per i cittadini/consumatori di oggi e di domani.

 

Due miliardi di device attivi (ma nel 2020 saranno 50 miliardi) producono ogni giorno, nel mondo, circa 2,5 quintilioni di bytes di dati. Entro il 2020 tale mole di dati aumenterà del 40%. Il volume di dati crescerà sempre più, perché le città del futuro (prossimo) saranno costruite su un’ampia gamma di attività, che a loro volta genereranno una grande varietà di dati sempre più veloci. Ecco le tre ‘v’ della smart economy: volume, velocità, varietà. Un processo di sviluppo di nuovi modelli di business che dovrà essere inevitabilmente trasparente ed aperto, in una parola: ‘Open‘.

 

Le tecnologie green e le clean technologies garantiranno l’efficienza energetica degli edifici e delle strutture pubbliche e private dell’intera area urbana. Infrastrutture su cui stanno per arrivare oltre 100 miliartdi di dollari in smart grids, smart meters, internet of things, tecnologie RFID applicate a diversi campi, sensori intelligenti, pannelli digitali per servizi d’infomobilità e comunicazione pubblica. Tutte queste soluzioni devono non solo essere messe in pratica, ma anche in rete. Solo una rete di tecnologie interconnesse generà un’economica di scala e risultati duraturi, perché sulla rete scorre il flusso dei Big Data. Per ottenere in Europa la riduzione degli inquinanti del 15% entro il 2020, non bastano le leggi, i regolamenti, gli investimenti e la tecnologia, servono dati da gestire, conservare, proteggere, elaborare e saper valorizzare come ‘data capital’ per il futuro.

(f.f.)

 

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