Danimarca
Nuova classifica delle città più intelligenti del Vecchio continente e, secondo l’esperto internazionale di economica sostenibile Boyd Cohen, il podio più alto se l’è aggiudicato Copenhagen. Una realtà urbana che “ha saputo sfruttare al meglio, più di altri fattori, la cittadinanza attiva e pienamente integrata nei progetti di innovazione della città“, ha spiegato Cohen presentando la nuova ‘Top 10 European Smart cities’.
Spesso, infatti, si dimentica che il fattore ‘Smart people‘ è, al pari di altri, rilevante nella crescita e nello sviluppo di una città intelligente. Una cittadinanza che si mostra ricettiva e che mette in campo le proprie capacità e competenze per il miglioramento della qualità della vita collettiva è una ricchezza inestimabile per qualsiasi amministrazione pubblica. La capitale danese l’ha saputo capitalizzare e ora arrivano i riconoscimenti.
Altri fattori fondamentali per identificare una Smart city, secondo Boyd Cohen, sono rintracciabili nell’economia, nell’ambiente, nella governance dei processi, nello stile di vita sano e nella mobilità. Sei categorie che lo studioso ha identificato per definire, in termini universali, una Smart city e che sono utilizzate per la pubblicazione periodica di ‘The Smart cities wheel’.
Copenhagen, quindi, come esempio per l’Europa intera di “crescita sostenibile, basso impatto ambientale di infrastrutture e attività umane e un efficace gestione del traffico e dei trasporti pubblici“, ha ribadito Cohen. Subito dopo c’è Stoccolma, quindi Amsterdam al terzo posto (già vincitrice del prestigioso ‘City Award’ alla recente Smart City Expo World Congress di Barcellona, leggi articolo di Key4biz), Vienna e Parigi. Lo scorso anno, in cima alla Top 10 delle Smart cities globali figurò a sorpresa proprio Vienna, con la capitale francese al terzo posto.
Classifiche che certamente sono realizzate seguendo criteri non riconosciuti da tutti, ma che in qualche modo hanno anche l’obiettivo di spronare l’opinione pubblica ad interessarsi di certe dinamiche che non possono più essere confinate in ambito scientifico o istituzionale, ma che devono invece entrare nel vocabolario comune, come è accaduto per il Pc, la digitalizzazione delle trasmissioni radiotelevisive e per i gadget elettronici che riempiono ormai le nostre case.
La definizione di Smart city coniata da Cohen nasce dalla conoscenza dell’Information and Communication Technology (ICT) e delle sue applicazioni, dal lavoro all’intrattenimento, dalla comunicazione alla politica. Alla base delle città del futuro, estendendone il significato, c’è una rete diffusa per la circolazione delle informazioni che coinvolge tutti i settori critici di un’area metropolitana: energia, ambiente, trasporti, intrattenimento, ciclo dei rifiuti, comunicazione, stili di vita e molto altro.
In tale ecosistema di nuova concezione non poteva mancare il riferimento al capitale umano e sociale, attorno a cui ruota il resto. “Le iniziative per trasformare le nostre città in Smart city devono migliorare la vita delle persone, prima di tutto, altrimenti non hanno senso“, ha sottolineato più volte in passato Cohen. Sono i cittadini i veri attori e consumatori finali di tale insieme di servizi e strumenti che consentono di elevare la qualità della vita nelle nostre città: grazie ad una gestione responsabile delle risorse naturali, all’accesso facilitato ai servizi e a data base aperti, all’ottimizzazione dei costi e ad una governance partecipata.
(f.f.)