Paolo Mieli

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RCS Libri

WHO IS WHO

Presidente
RCS Libri

È giornalista e Presidente di RCS libri.
Nel 2003 viene indicato dai presidenti di Camera e Senato come nuovo presidente della Rai. La sua nomina, però, durerà soltanto pochi giorni, rinunciando subito per motivi definiti “di ordine tecnico e politico“. Il 24 dicembre 2004 viene chiamato di nuovo a dirigere il Corriere della Sera, fino al 30 marzo 2009 quando lascerà il prestigioso quotidiano per assumere l’incarico di Presidente di Rcs Libri. È membro del comitato scientifico della Fondazione Italia USA.

Nel 1997 diventa direttore editoriale del Gruppo Rcs e dopo la scomparsa di Indro Montanelli si occupa della rubrica giornaliera “Lettere al Corriere“, dove dialoga con i lettori su temi prevalentemente storici. In virtù dei suoi studi e della sua passione per la materia, è infatti anche uno storico.

Nel 1985 approda a “La Repubblica“, dove rimane per un anno e mezzo, fino al suo pasaggi alla “Stampa“, di cui il 21 maggio 1990 diventa direttore. È in questi anni che affina il suo modo di fare giornalismo, che con un neologismo verrà in seguito da alcuni definito “mielismo”, che prenderà forma soprattutto con il suo passaggio al “Corriere della Sera” (10 settembre 1992).
In sostanza il nuovo direttore, come già aveva sperimentato con successo alla “Stampa”, prova a svecchiare il giornale della borghesia lombarda, alleggerendone foliazione e contenuti con l’utilizzo di linguaggio, personaggi e tematiche della televisione, che in questi anni sta sottraendo ingenti quote di lettori alla carta stampata. Con il cambiamento il “Corriere” non perde ma anzi consolida la sua autorevolezza. In particolare durante “Tangentopoli” cerca di porsi in maniera equidistante dai poteri pubblici e privati.

Nel 1971 fu tra i firmatari del documento pubblicato sul settimanale L’Espresso contro il commissario Luigi Calabresi e di un altro pubblicato ad ottobre su Lotta Continua in cui esprimeva solidarietà verso alcuni militanti e direttori responsabili del giornale inquisiti per istigazione a delinquere a causa del contenuto violento di alcuni articoli, impegnandosi a «combattere un giorno con le armi in pugno contro lo Stato».

Inizia a lavorare a 18 anni alla redazione de L’Espresso, dove rimane per circa vent’anni. Militante politico della sinistra extraparlamentare, passa presto a toni moderati durante gli studi di storia moderna all’Università, dove i suoi maestri sono Rosario Romeo (studioso del Risorgimento) e Renzo De Felice (storico italiano del Fascismo). Fondamentale nella sua formazione anche la figura di Livio Zanetti, suo direttore all’Espresso.

 

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