VINTI
Domani è l’8 marzo, la Giornata internazionale della donna (più conosciuta come Festa della donna). Una manifestazione lanciata nel 1909 negli Stati Uniti (in Italia arrivata nel 1922) per ricordare il lungo percorso di conquiste sociali e culturali che la donna ha dovuto fare e che deve ancora fare (soprattutto nel Sud del mondo) per veder riconosciuti i propri diritti al pari degli uomini.
Una ricorrenza che la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, ha voluto ricordare ai microfoni di Radio Uno, parlando del rapporto tra media, pubblicità, immagine della donna e violenza, spiegando che: “Responsabili della violenza sulle donne sono tutti i settori della società, quindi bisogna fare buone leggi“.
Ricordando poi quanto fatto dal Governo Letta in relazione al drammatico ed odioso fenomeno del femminicidio, ha detto: “In questa legislatura abbiamo approvato la convenzione di Istanbul e il decreto sul femminicidio che però non sono esaustivi. Il problema è culturale, di linguaggio: la rappresentazione femminile che si dà a mezzo stampa condiziona molto. Se una donna rappresenta il volano per vendere qualsiasi merce e quindi nella pubblicità diventa un oggetto di cui ognuno ne fa ciò che vuole, da lì alla violenza il passo è breve“.
Durante l’intervista, riportata da TMNews, la Boldrini ha poi sottolineato i temi del linguaggio e del sessismo: “Quando c’è un problema con una donna non si contrasta sui contenuti ma la si insulta con insulti sessisti“.
Riguardo poi all’uso del femminile e del maschile, sempre nel linguaggio e soprattutto in relazione alle cariche istituzionali e più in generale a livello professionale, ha invitato a riflettere che: “Non si dice mai la giudice, la commissaria. Se attribuissi a un uomo il genere femminile chiamandolo signora deputata si arrabbierebbe. Il rispetto passa anche per la restituzione del genere. Non è una questione semantica ma di concetto visto che le donne sono delle meteore nei posti di vertice“.
(F.F.)