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Nuovi guai per Spotify, la popolare piattaforma di musica in streaming online. Ministry of Sound, etichetta del mondo della musica dance inglese, ha reso pubblico di aver denunciato il sito svedese per violazione del copyright.
Un atto giudiziario che nasce dall’utilizzo da parte degli utenti di Spotify delle medesime playlist musicali proposte da Ministry of Sound. Si tratta di una serie di brani messi assieme, secondo determinati criteri (artistici, tecnici, legati esclusivamente al gusto), che in realtà assomigliano a quelle che un tempo erano chiamate compilation.
Di fatto il brand britannico chiede che vengano pagate le licenze sui brani e la proprietà intellettuale delle compilation. Mettere assieme quegli artisti ha evidentemente un valore economico e culturale, secondo l’etichetta, che peraltro ha chiesto più volte, secondo quanto spiegato al Guardian, la rimozione di quelle playlist.
Un tipo di lavoro che al momento, però, Spotify non riconosce all’interno della definizione di copyright o proprietà intellettuale. Per la consulenza tecnica nella realizzazione di una playlist, infatti, non è prevista remunerazione e oltretutto, affermano da Spotify, i diritti d’autore sono stati già acquistati, quindi non ci può essere traccia di reato.