VINTI
Il suicidio virtuale su Facebook non è molto conosciuto come fenomeno, ma sta cominciando a diffondersi in tutto il mondo in maniera più evidente che in passato. Parliamo, ovviamente, non di un suicidio reale, ma più di una fuga dal palco dei social network, una specie di morte digitale apparente.
È quanto emerso dal nuovo studio “Social Media as a Research Environment“, pubblicato dal Department of Basic Psychological Research and Research Methods dell’Università di Vienna, che ha intervistato più di 300 ex-utenti Facebook, confrontandoli con altrettanti ancora attivi sul grande social network.
I motivi che spingono le persone ad abbandonare la rete sociale più popolare al mondo sono diversi, ma soprattutto legati alla mancanza di privacy, alla sensazione di dipendenza crescente dal mezzo e alla pressione sociale che ne deriva.
Tra chi ha deciso di scomparire, di commettere ‘Virtual Identity Suicide’, ci sono principalmente uomini sui 30 anni, ha spiegato Stefan Stieger, responsabile del progetto di ricerca, sulla rivista scientifica Cyberpsychology, Behavior and Social Networking (qui articolo originale).
I casi Datagate e Prism, le spie dell’NSA e i cyber criminali sempre più abili nel rubare i dati personali, sono eventi e fenomeni che preoccupano fortemente l’utente medio del web e per questo, sottolineano nello studio, cresce il numero di chi decide di abbandonare social media come Facebook e Twitter.