VINTI
Sono più di 1,3 miliardi gli utenti dei social media sparsi in tutto il mondo. Praticamente un quinto dell’umanità accede, più o meno frequentemente, alle reti sociali e ai contenuti offerti. Un dato rilevante, che ci permette di comprendere in che misura Facebook, Twiter, Google+, LinkedIn e tante altre piattaforme siano ormai in grado di ospitare non solo persone che vogliono comunicare, ma anche aziende che vogliono trovare nuovi consumatori.
Secondo dati molto recenti, il 62% degli adulti in tutto il mondo sono utenti di reti sociali e nell’ultimo anno molti di questi ha effettuato almeno un acquisto online seguendo suggerimenti e pubblicità ‘social’. Alla fine del 2012, il mercato social commerce varrà quasi 10 miliardi di dollari e il prossimo anno almeno 14 miliardi di dollari.
Ciò significa che quasi 170 milioni di persone compreranno beni in rete, di cui il 20% tramite social media. Prima di fare shopping, però, bisogna informarsi e tali siti sono sempre più utilizzati come motori di ricerca per prodotti e servizi.
Twitter e Facebook sono in cima alla lista, ovviamente, con il 90% dei rivenditori che ormai ha un profilo su almeno uno dei due social media.
Secondo una nuova ricerca Gartner, proprio questo boom del social commerce potrebbe essere all’origine di nuovi casi di frodi informatiche e di truffe digitali. Stando a quanto scoperto dalla società di ricerche di mercato, il 15% delle recensioni relative a prodotti e servizi venduti online tramite reti sociali è falso, come lo sono per il 12% i ‘like‘, o ‘mi piace’, che accompagnano il post.
Il motivo è chiaro e allo stesso tempo minaccioso: l’utente di rete medio è istintivamente portato ad orientare le proprie preferenze verso un prodotto/servizio che mostri tanti ‘like‘ e giudizi positivi. È un dato di fatto che i grandi brand e gli operatori advertising/marketing conoscono bene e che allo stesso modo hanno compreso truffatori e organizzazioni criminali.
Tempo fa anche Facebook aveva reso noto che almeno l’80% dei ‘like’ relativi a campagne pubblicitarie sul proprio sito erano generati da botnet e tesi ad attirare l’attenzione degli utenti per finalità fraudolente di varia natura.
Sull’argomento ‘social commerce‘ e relative frodi anche la Federal Trade Commission, organismo americano di tutela contro pratiche commerciali scorrette, sembra intenzionata ad aprire più di un’indagine.