VINTI
Dopo il divieto di fare foto e video durante le gare e di condividerli sui social media, arriva una nuova disposizione da rispettare alla lettera: non è consentito l’utilizzo di hotspot personali per creare una rete WiFi all’interno delle sedi e delle strutture olimpiche.
Sono certamente ammessi tablet, smartphone e Pc, ma non per essere utilizzati come hotspot privati tramite cui connettere più device in rete. E’ inoltre vietato portare con se ed utilizzare jammers, walkie talkies e apparecchi per lo scanner.
Lo si apprende leggendo il regolamento dei giochi olimpici di Londra, che è pubblicato sul sito web ufficiale e che mostra una serie di simboli grafici con relativa didascalia. Insomma, una guida online per preparare tutti coloro che hanno in tasca il tanto sospirato biglietto per seguire le gare dei XXX Giochi Olimpici.
Continuando a scorrere la lista dei divieti, si arriva anche alla lunghezza dei device di comunicazione consentiti, “che non deve superare in nessun caso i 30 cm”, a meno che non si dimostri di essere un giornalista o un operatore video in servizio.
Ma quali sono i motivi di tali restrizioni?
Le risposte fornite dal comitato organizzatore dei giochi, London Organising Committee of the Olympic Games (LOCOG), sono piuttosto vaghe e generiche: “c’è già una fitta rete di comunicazioni elettroniche attiva in tutta l’area dei Giochi che non si deve disturbare in nessun modo“; “la città ha alzato il livello di sicurezza subito sotto quello massimo, per la possibilità di attacchi terroristici di varia natura che sicuramente faranno uso di reti wireless per le comunicazioni tra i propri membri“.
Motivazioni tutto sommato accettabili, ma che tralasciano forse quella più valida e cioè l’offerta a pagamento di 1500 WiFi hotspot in tutto il centro cittadino da parte di BT che si è faticosamente aggiudicata la fornitura. Per accedere alla rete ci sono diverse promozioni: 6 sterline per 90 minuti, 10 sterline per 24 ore, 30 sterline per 5 giorni.
A detta di un rappresentate BT, intervistato dal magazine Gigaom, “il divieto non è inteso come restrizione nell’uso di iPhone, Galaxy o iPad dell’utente privato, ma come barriera alle solite forme di marketing non convenzionale, o ambush marketing, che sfrutterebbero immediatamente la rete WiFi a danno dei normali cittadini“.