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APPLE: tracciabilità dati, causa in California per violazione privacy

VINTI

Se possiedi uno dei gioiellini Apple, tipo un iPhone, un iPad o un iPod, o tutti e tre assieme, c’è da fare molta attenzione al modo in cui la tua privacy viene trattata. Nonostante negli ultimi giorni Cupertino avesse promesso limiti ferrei alla tracciabilità dei device mobili e portatili sopra menzionati, proprio dagli Stati Uniti, in California precisamente, arrivano due citazioni in giudizio per Big Apple per la violazione di leggi federali in tema di tutela della riservatezza delle comunicazioni personali.

 

È quanto stabilito dal giudice Lucy koh ,del distretto di San Jose, che vede nella tracciabilità dei device mobili i reati di frode informatica, intercettazione illegale e divulgazione non autorizzata di dati personali. Tre accusa molto gravi, che non riguarderebbero solo la Apple, ma a quanto pare anche Google e altre società informatiche.

 

Un’accusa che prende le mosse da uno studio dell’aprile 2011, in cui due ricercatori dimostrarono che gli apparecchi smartphone e tablet potevano essere facilmente tracciabili negli spostamenti e monitorati negli scambi dati da parte della casa madre. Steve Jobs negò sempre tale ipotesi, affermando che la società da lui fondata non avrebbe mai fatto uso di tali dispositivi poco rispettosi dell’utente.

 

In realtà, poi, si è scoperto che qualsiasi smartphone e tablet, tramite il suo sistema operativo, può generare un flusso di dati relativi alla persona proprietaria relativi all’età, al sesso, alla residenza, agli studi, alla professione, alle relazioni sociali, ai negozi e locali più frequentati e molto altro ancora. Praticamente si tratta di gran parte delle informazioni riguardanti la nostra vita privata e che alle aziende, soprattutto quelle che si occupano di marketing e advertising, fruttano molti soldi.

 

Comportamenti al limite dalla legge, sostiene il giudice Koh e che, proprio perché nati da prassi commerciali scorrette, necessitano di un intervento da parte dello Stato.

 

Giorni difficili per Cupertino, quindi, che non sembra esser riuscita neanche a mettere ordine alla Foxconn, che proprio ieri ha registrato un ennesimo suicidio. Si tratta del primo caso di morte, tra gli operati della grande azienda fornitrice di componenti per iPhone, dalla firma apposta da Tim Cook ai nuovi accordi per il miglioramento della vita dei lavoratori negli impianti cinesi.

 

Il ragazzo, che aveva un’età di 23 anni, si è gettato dalla finestra dell’abitazione situata nella fabbrica di Chengdu, nella Cina sudoccidentale. Ad assemblare pezzi per iPhone e iPad, alla Foxconn , sono circa 1,2 milioni di operai.

 

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