VINTI
Alla fine i dipendenti Rai si sono espressi sul Piano di risanamento deciso dai vertici dell’azienda. I risultati del referendum sindacale, svoltosi tra il 7 ed il 9 maggio ed indetto dalle sigle Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Snater, danno i contrari al 98,18%, i favorevoli intorno 0,2%, schede nulle o bianche circa lo 0,8%.
Il quorum, fissato a 5.474,5 voti, è stato raggiunto e superato per complessivi 5.889 voti. Il referendum contesta le scelte operate dalla Rai che nulla hanno a che fare con la natura stessa dell’azienda televisiva e con il suo tessuto economico. Nel mirino, quindi, c’è il Piano di Risanamento stesso varato dal Consiglio di amministrazione alla fine del 2011.
Un rifiuto netto dei lavoratori dell’emittente pubblica che nonostante l’arrivo di Lorenza Lei non hanno visto grandi differenze con le politiche del precedente direttore generale, Mauro Masi. La Rai, infatti, si sta apprestando ad effettuare tagli molto pesanti che andranno a colpire più settori dell’azienda, a partire da Rai Corporation, dove sono stati annunciati 38 licenziamenti, fino alla chiusura di Rai International e di alcuni uffici di corrispondenza a Mosca e Montevideo.
“Siamo contrari a qualsiasi proroga del cda, auspichiamo un cambio di direttore generale e degli altri vertici aziendali e, se possibile, anche della governance“, ha affermato Riccardo Ferraro, segretario nazionale con delega all’emittenza di Slc-Cgil.
Il passaggio di Fabio Fazio e Roberto Saviano da Rai 3 a La 7, assieme all’addio di Michele Santoro e Serena Dandini, hanno causato la perdita di oltre 50 milioni di euro in risorse pubblicitarie, denunciano le sigle sindacali, a testimonianza delle poco brillanti scelte editoriali dei vertici Rai.