VINTI
Si allunga la lista dei siti di download/streaming illegale, con l’annuncio di BTjunkie, uno dei motori di ricerca per torrent più grandi del mondo, che saluta così il suo pubblico: “E’ la fine di un cammino amici. Una scelta non semplice, ma alla fine abbiamo deciso volontariamente di chiudere il sito“.
Un messaggio che ancora si può leggere sulla pagina che un tempo ospitava BTjunkie e che in maniera molto romanzata spiega quanto la piattaforma negli anni “abbia combattuto per il diritto degli utenti alla condivisione della conoscenza“. Una decisione che certamente non nasce come conseguenza di un’azione di polizia, ma che comunque si lega inevitabilmente a quanto accaduto due settimane fa con Megaupload.
Un lasso di tempo in cui molti siti web simili a BTjunkie, spesso utilizzati per la condivisione illegale di contenuti musicali e cinematografici, sembra non abbiano più avuto l’intenzione di continuare a sfidare le majors e la legge.
I siti di condivisione di archivi ‘BitTorrent‘, come The Pirate bay, funzionano grazie al ruolo giocato da ogni singolo utente che si collega a tali piattaforme offrendo alla rete il proprio Pc come fosse un server. Milioni di file audio e video, soprattutto brani musicali, film e software, in barba alle più elementari leggi sul diritto d’autore e la proprietà intellettuale, venivano in tal modo scambiati tra centinaia di milioni di utenti di internet.
Prima di BTjunkie altri popolari siti di condivisione illegale di documenti multimediali hanno deciso di chiudere, tra cui: FileSonic, File Serve, QuickSilverScreen, Uploaded e presto potrebbero aggiungersene degli altri.
L’accesso a BTjunkie dall’Italia non era più possibile da aprile 2011, dopo l’intervento della Guardia di Finanza di Cagliari. Prima del blocco erano circa 500 mila gli utenti italiani del sito di condivisione.