PRIVACY: l’occhio indiscreto dell’FBI sui social network

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VINTI

L’FBI sta par attivare piani di controllo applicati ai social media e i siti web americani inseriti all’interno di una più vasta strategia di monitoraggio del territorio, finalizzata ad individuare tutte quelle situazioni di fatto e potenzialmente ritenute pericolose per la sicurezza nazionale e quindi per gli stessi cittadini.

 

Un annuncio che nei giorni scorsi ha creato forte perplessità tra i sostenitori dei diritti di internet che hanno subito gridato alla violazione della privacy dei cittadini sul web e sulle reti sociali. L’Agenzia ha però risposto che il suo operato non danneggerà in nessun modo le libertà civili e democratiche dei cittadini, nè calpesterà la privacy e la riservatezza delle persone su internet.

 

A tal proposito, l’FBI ha reso noto qualche giorno fa che è attiva la Privacy and Civil Liberties Unit, divisione che ha il compito di valutare le implicazioni normative delle operazioni del Federal Bureau sui social network e di valutarne eventuali conseguenze sulla popolazione di internet. In una nota pubblicata su Computerworld, l’FBI ha affermato che “principi guida della nostra azione in rete resteranno quelli democratici a cui si ispira la nostra costituzione, le libertà e i diritti civili, il diritto alla riservatezza“.

 

In un documento recente, l’FBI ha inoltre dichiarato di raccogliere ed elaborare le informazioni dalle reti sociali per incrementare il database a disposizione del SIOC, Strategic Information and Operations Center, nucleo operativo tra i più importanti del Paese nella lotta al terrorismo e nella difesa degli obiettivi strategici.

 

Le associazioni civili e i singoli cittadini non hanno però digerito le nuove direttive dell’intelligence federale e non credono che il lavoro dell’FBI sia solo ed unicamente riferito al monitoraggio di Facebook, Twitter e blog vari alla ricerca di possibili terroristi. La paura è che l’agenzia utilizzi i dati raccolti per finalità poco chiare e certamente per una schedatura di massa dei cittadini.

 

Stesso discorso per lo US Department of Homeland Security, accusato da due delle maggiori organizzazioni per i diritti di internet, Electronic Privacy Information Center (EPIC) e Electronic Frontier Foundation (EFF), di operare sul web con scarsa trasparenza e nella più totale violazione della privacy.

 

 

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