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Associazioni ed organizzazioni che lottano per i diritti civili negli Stati Uniti ed in tutto il mondo, tra cui Change.org e SumOfUs.org, hanno consegnato in questi giorni alla Apple petizioni firmate da centinaia di migliaia di cittadini e consumatori che chiedono all’azienda un’azione più decisa nel chiedere alle aziende fornitrici di componenti il rispetto dei diritti dei lavoratori locali.
Le lettere sono state consegnate nei negozi Apple di tutto il mondo, da Washington a San Francisco passando per New York, Bangalore, Londra e Sidney. Manifestazioni di protesta che coinvolgono la Apple direttamente ed indirettamente, perché se da una parte è vero che il gigante americano poco può sulle leggi ed i regolamenti di aziende estere fornitrici di componenti per iPhone, iPad e iPod Touch, quasi tutte dislocate in Asia e Sud America, dall’altra la Apple sicuramente potrebbe fare maggiori pressioni verso questi partner commerciali per garantire agli impiegati condizioni di lavoro più umane e rispettose dei diritti dell’individuo.
Ancora è forte l’eco della catena di suicidi alla Foxconn, una delle più grandi aziende di produzione di componenti per smartphone in Cina, arrivati a quasi 20 tra il 2010 ed il 2011, ma il numero è ipotetico, vista la scarsa trasparenza della società su tali fatti ed altri gravi incidenti.
Davanti l’Apple store di New York Shelby Knox, uno dei membri del sito di attivisti Change.org, ha dichiarato: “Sono un fan dei prodotti Apple ma eticamente non posso sostenere oggetti che danneggiano le persone addette alla produzione“.
La risposta della Apple è stata pronta, anche se sulla stessa linea di altri comunicati precedenti: “Ci preoccupiamo per ogni singolo lavoratore e insistiamo sul fatto che i nostri fornitori devono offrire un ambiente sicuro trattando i dipendenti con dignità e rispetto“. Un discorso troppo spesso sentito e a cui probabilmente non crede più nessuno. Nelle prossime settimane, hanno fatto sapere gli organizzatori delle manifestazioni, sono attese nuove azioni dimostrative nei riguardi della Apple e della sua politica in materia di rapporti con i partner esteri.
In un recente articolo del New York Times si raccontava di un incidente avvenuto a maggio scorso ad un impianto Foxconn di Chengdu in Cina, tutt’ora poco chiaro e di cui si è avuta notizia solo a gennaio 2012, in cui sono morte 5 persone e altre 20 rimaste ferite. Uno dei tanti tragici eventi in cui lavoratori malpagati, fatti lavorare e vivere in condizioni durissime e spesso sottoposti a turni massacranti, ogni giorno rischiano la vita nella produzione di componenti per smartphone e tablet. Una situazione non accettabile in Paesi democratici in cui vige uno stato di diritto e che però garantisce guadagni miliardari ad aziende come la Apple, Dell, Hewlett-Packard, I.B.M., Lenovo, Motorola, Nokia, Sony, Toshiba, per citarne solo alcune tra le più celebri.