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Qualche giorno ancora e i dati relativi a Megaupload e ai suoi utenti potrebbero andare persi per sempre. È quanto afferma un articolo dell’Associated Press in cui si legge che l’enorme database della piattaforma illegale di streaming/download, relativo a 50 milioni di utenti registrati in tutto il mondo, molti dei quali paganti, potrebbe venire distrutto entro e non oltre giovedì prossimo.
Non una decisione direttamente collegata all’arresto effettato dall’FBI del patron di Megaupload, Kim Dotcom, accusato di aver causato danni all’industria cinematografica mondiale per almeno 500 milioni di dollari, ma alla semplice rottura del contratto con le società che ospitavano tali dati sui loro server, Carpathia Hosting e Cogent Communications Group.
Con la fine di Megaupload si può considerare terminato anche il rapporto con le suddette aziende e ora tutto il database sembra essere destinato all’oblio. Ira Rothken, legale della società incriminata, ha confermato che: “L’azienda sta facendo tutto ciò che è in suo potere per evitare la distruzione dei dati“. D’altronde, sono in gioco informazioni relative a oltre 50 milioni di utenti di internet, consumatori, professionisti e cittadini, molti dei quali americani e, sottolinea l’avvocato, “Gli Stati Uniti non possono fare finta di niente di fronte a tale evidenza“.
Megaupload non può certo essere riaperto, come vorrebbe la difesa, ma è anche vero che centinaia di aziende, non solo semplici cittadini, in esso hanno conservati file e documenti di primaria importanza ed impedirne la restituzione potrebbe determinare una class action di portata mondiale. Un’idea che è già stata avanzata dal Partito Pirata catalano e a cui altri Paesi potrebbero accodarsi.