VINTI
Ogni tanto succede e anche stavolta un difetto nel sistema di gestione dei livelli di privacy ha permesso a molti utenti di Facebook di accedere a contenuti fotografici protetti in modalità ‘privata’ di altrettanti membri della rete sociale, tra cui Mark Zuckerberg.
Anche il proprietario del social network più grande del mondo è rimasto vittima del disservizio e con lui migliaia di utenti della rete, mentre molti altri neanche lo sanno che le proprie fotografie sono state esposte per un tempo al momento non quantificato alla curiosità di chiunque passasse di lì.
È bastato infatti ‘riportare un abuso‘ o ‘segnalare‘ una foto, funzioni normalmente accessibili in ogni momento su Facebook, per accedere al contenuto in cui ci si imbatteva. Il difetto è stato proprio in questa disfunzione di sistema, tramite cui in molti hanno potuto entrare in gruppi ristretti di membri per guardare e sottrarre fotografie e altri documenti.
Tali funzioni, infatti, abilitano normalmente gli utenti a segnalare la presenza nel network di materiale che offende la sensibilità del pubblico, cioè la morale, la religione, più in generale la comune misura del lecito, nonché consentono di evitare comportamenti al limite dello stalking. Ma proprio sfruttando tali strumenti si è potuto violare la privacy di molti negli ultimi giorni e in più Paesi del mondo.
Un messaggio di Facebook martedì sera recitava: “Abbiamo scoperto una falla nel nostro sistema che consentiva di accedere a documenti privati degli utenti, violando le norme sulle privacy. Stiamo lavorando alla risoluzione del problema e per sicurezza la funzione ‘report abuse’ è stata disabilitata. Verrà resa di nuovo disponibile solo dopo attenti controlli. La sicurezza è sempre stata per noi un valore ed un impegno, abbiamo investito notevoli risorse per il suo costante miglioramento. Il lancio del servizio Security Bug Bounty ne è un’ulteriore prova“.