FACEBOOK: azienda chiede spiegazioni per ‘occupazione di profilo’

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VINTI

Due aziende con lo stesso nome, ma rivali sul mercato dei prodotti farmaceutici, si trovano nella situazione di litigarsi un profilo su Facebook. La tedesca Merck KGaA e l’americana Merck & Co. chiedono a Facebook di decidere sulla legittima proprietà del profilo e nel frattempo è stata depositata una causa legale dalla compagnia tedesca presso la Corte Suprema dello Stato di New York.

 

Facebook è ormai una piazza troppo importante in termini di business e per la Merck europea l’omonima americana deve lasciare il profilo ingiustamente occupato e liberare il campo da ambiguità e rimostranze del tutto ingiustificate. L’azienda, con sede nella cittadina di Darmstadt nell’Assia, reclama la sua proprietà per ovvie ragioni storiche, visto che è nata prima della gemella statunitense addirittura nella seconda metà del XIX secolo.

 

Inoltre, tra la Merck tedesca e Facebook c’era un accordo preciso da marzo 2010 per un utilizzo esclusivo del profilo e proprio per questo motivo anche il social network ora è considerato parte in causa e dovrà metterci del suo per far calmare le acque. Probabilmente un errore tecnico o di giudizio ha determinato la possibilità che la Merck di Washington potesse prendere possesso del profilo e delle informazioni in esso contenuto a scapito dell’altra.

 

Un errore che, da un punto di vista storico, può essere compreso, visto che le due aziende gemelle, pur essendo oggi rivali, hanno avuto in passato legami di parentela: la Merck & Co. è sbarcata negli USA come filiale della casa madre tedesca nel 1891, staccandosi poi definitivamente dopo la Prima Guerra mondiale.

 

Al momento Facebook e l’azienda americana non hanno fornito il loro punto di vista sulla vicenda. Nel frattempo però la Merck KGaA ha deciso di avviare una procedura legale proprio contro la rete sociale e la rivale per definire il ruolo degli imputati in questa vicenda evidentemente non del tutto chiara. Merck KGaA è vittima di una sottrazione indebita di profilo su Facebook, o di occupazione illegale dello stesso, ma non si capisce come sia avvenuto tale illecito e al momento il silenzio degli altri due attori in campo di certo non aiuta.

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