VINTI
Notizie del genere da noi fanno scalpore per forza di cose, visto il livello di corruzione che si è raggiunto a tutti i livelli in gran parte dei Paesi occidentali. In Cina, il signor Li Hua, ex direttore generale della filiale del Sichuan della China Mobile, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Xinhua, è stato condannato a morte per aver preso tangenti pari a 1,6 milioni di euro.
Una cifra gigantesca per la Cina, che comunque farebbe muovere molte pratiche anche da noi. China Mobile è l’operatore di telecomunicazioni mobili più grande al mondo per numero di abbonati (oltre 600 milioni di utenti) e visto che anche in Asia si parla da tempo di lotta alla corruzione e di moralizzazione della vita pubblica e politica, il Tribunale provinciale di Panzhihua non ha voluto concedere sconti all’imputato.
Hua, nonostante abbia restituito 1,3 milioni di euro frutto di bustarelle, è stato comunque condannato alla massima pena, con la possibilità, però, se nei prossimi due anni si comporterà bene, di vedersi commutare la sentenza di morte in ergastolo.
Un caso simile si è avuto non meno di un mese fa con la condanna alla pena capitale di Zhang Chunjiang, anch’egli accusato di aver ricevuto mazzette per un totale di 1,15 milioni di dollari e per questo giudicato colpevole. Prima di loro altri manager di grandi aziende pubbliche e private, operanti sul territorio cinese, sono stati condannati a morte. Poche di queste sentenze sono state eseguite, ma anche l’ergastolo non è poca cosa.
Proprio l’industria delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazione è oggi nel mirino della giustizia di Pechino, che vede in tale settore concentrarsi enorme ricchezze e, come sempre, gli appetiti insaziabili dei singoli e degli appartenenti alla criminalità organizzata, negli ultimi tempi molto attiva anche a livello della Pubblica Amministrazione.