BLOGGER: arrestata dissidente in Siria. Da Facebook a Twitter si mobilita il popolo del web

di Flavio Fabbri |

VINTI

In Siria, come in tutto il Nord Africa, il Medio Oriente e gran parte del sudest asiatico, non c’è pace per i blogger che tentano di mantenere vivi e aperti i canali di comunicazione con i popoli di quei Paesi che chiedono libertà e democrazia e che invece vivono in uno stato di Polizia e sotto regimi politici violenti e più simili a dittature che a forme di Governo liberali.

Da Damasco sono giunte voci di un nuovo blogger rapito e scomparso dal 6 giugno per mano della polizia segreta siriana. E’ una donna e si chiama Amina Abdallah Araf , con doppio passaporto siriano/americano, e dall’inizio della rivolta in Siria è stata una delle voci più critiche del presidente Bashar al-Asad e del suo Governo. Giovane donna, lesbica e attivista politica sul web, sono dei connotati che in quel paese (e in tanti altri purtroppo) possono bastare per far arrestare e torturare senza il minimo ritegno qualsiasi persona di sesso femminile che manifesti la volontà di reclamare i propri diritti di essere umano e di cittadina di un mondo, quello mediorientale e islamico, che tenta di resistere all’onda del cambiamento.

Su Facebook e su Twitter si sono subito mobilitati migliaia di internauti e di blogger, (solo Free Amina Abdalla | Syrian Blogger ne conta oltre 12 mila in poche ore), che hanno moltiplicato gli appelli alla liberazione di Amina e sollecitato i Governi occidentali, che si definiscono democratici e avanzati, ad intervenire nella faccenda chiedendo al Governo siriano la scarcerazione della giovane e informazioni sulle condizioni di salute della donna.

Il blog su cui scriveva, prima di essere rapita da tre uomini in borghese su una macchina (che portava adesivi pro-Asad), si chiama A Gay Girl In Damascus, pieno di pagine online dedicate al mondo omosessuale femminile e a tematiche relative alle libertà civili e politiche negate nel paese teatro, in queste ultime settimane, di feroci scontri tra militari e manifestanti.

Piccolo giallo nel giallo, di questa drammatica storia, è la foto che il Guardian, giornale inglese che per primo ha parlato del rapimento della blogger siriana, ha scelto di pubblicare con l’articolo. Nell’immagine riportata dal quotidiano, poi ripresa in un primo momento da tutto il web, si vedeva il volto di una ragazza giovane, molto bella e di carnagione leggermente olivastra. Poche ore dopo, però, l’ex marito della donna ha fatto notare al giornale e all’interessata che la foto in questione non era di Amina, ma di una donna inglese che niente aveva a che fare con la vicenda. Al momento l’articolo del Guardian, forse in attesa di capire cosa fare, riporta ancora l’immagine additata come falsa.
 

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