VINTI
Il modo in cui le aziende trattano i dati personali degli utenti di Internet è un argomento che tiene banco sia negli Stati Uniti, sia in Europa. Sulle due sponde dell’Atlantico le vicende che hanno visto protagoniste società come Google, Apple e Sony, solo per citare i casi più eclatanti e di maggiore risonanza, hanno obbligato i legislatori ad una seria riflessione sul come affrontare il problema della privacy in un momento in cui l’utente scambia continuamente dati con le reti elettroniche, esponendosi a qualunque pericolo.
Lo ha ricordato oggi Viviane Reding, in un’intervista a Euroactive: “Le Internet company non sembrano prendere con sufficiente serietà il problema della protezione dei dati personali degli utenti”. “Ciò che è accaduto nelle ultime settimane – ha dichiarato il Commissario europeo alla Giustizia e ai diritti fondamentali – dimostra quanto il problema sia rilevante e soprattutto quanto i sistemi predisposti alla tutela della privacy non stanno funzionando nel modo giusto“.
Un monito rivolto a chi quotidianamente memorizza, gestisce e conserva i nostri dati personali immessi, volontariamente o meno, in decine di siti frequentati per piacere o per lavoro. Ecco perché, secondo quanto affermato dalla Reding: “La normativa europea in materia dovrà essere rafforzata“. “Non è una sorpresa che la fiducia dei consumatori nei confronti della cosiddetta Information Society stia scemando negli ultimi tempi – ha sottolineato il Commissario UE – i recenti avvenimenti hanno scosso l’opinione pubblica e ora le Istituzioni europee, visto il comportamento delle aziende che operano sul web, dovranno lavorare per una seria riforma delle norme sulla protezione dei dati personali“.
Alle aziende, infatti, sarà richiesta una maggiore trasparenza nel modo in cui sono trattati i dati degli utenti, che dovranno essere informati ogni qualvolta i dati in questione saranno trasferite a terzi, con estensione della normativa anche a soggetti extra-comunitari. “D’ora in poi, ovunque ci sia un’attività di archiviazione di dati personali, anche se su piattaforme cloud – ha affermato perentoria la Reding – che riguarderanno dei cittadini europei, queste saranno sottoposte alla legislazione dell’Unione“.
Anche negli Stati Uniti il Congresso si sta orientando verso una legislazione più severa in materia di privacy. La proposta di legge avanzata dal senatore Jay Rockefeller, denominata ‘Do-not-track bill‘, si propone di rafforzare la protezione dei dati personali elevando la privacy a diritto inviolabile dell’individuo e facendo in modo che i cittadini che navigano online possano impedire alle aziende di prelevare ed utilizzare i dati che essi rilasciano in rete. “Credo che le persone abbiano il diritto di poter decidere se dare o meno il consenso reale alle imprese che lavorano sul web di tracciare e sfruttare i loro dati personali – ha spiegato Rockefeller – soprattutto dobbiamo fare in modo che a trarne vantaggio siano entrambi, utente e azienda“.
Un disegno di legge che negli USA sembra trovare molto consenso tra gli utenti di rete e le associazioni per la tutela della privacy. Ora spetterà alla FTC, la Federal Trade Commission, di esaminare il testo e gli strumenti indicati per la sua attuazione, valutandone nel dettaglio l’efficacia legislativa.