VINTI
Ieri sera, domenica 10 aprile, Report ha tenuto la sua ennesima seguitissima puntata sui piccoli e grandi problemi che affliggono la società italiana. Solo che stavolta nel mirino del programma condotto dalla giornalista Milena Gabanelli, titolato provocatoriamente ‘Il prodotto sei tu‘, è finito sua maestà Facebook.
Un paio d’ore di trasmissione dedicate alle reti sociali, ai motori di ricerca, alle condizioni e i termini di utilizzo dei siti e infine alla privacy. Gli inviati di Report hanno parlato di Facebook, Twitter, Google e YouTube, senza dimenticare il rapporto tra i contenuti video passati in rete e la televisione (ricordando l’epico scontro Google-Mediaset). Scopo della puntata, non era tanto parlare male o bene della rete sociale più frequentata del mondo, quanto dimostrare la scarsa capacità dei suoi utenti di tutelare i dati personali e la fragilità dei sistemi difensivi adottati online e sul proprio computer.
Il programma ha mostrato al pubblico di Rai3 in che modo ragazzotti della Silicon Valley hanno fatto soldi a palate, come si dice in gergo, proponendo al pubblico termini ormai entrati nel linguaggio comune come ‘connettersi’ e ‘condividere’. Sono citati i nomi di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, col suo gruzzolo in banca di oltre 7 miliardi di dollari, quelli di Larry Page e Sergey Brin, cofondatori di Google e con un conto in banca di circa 15 miliardi di dollari ciascuno.
Insomma, il messaggio che la conduttrice di Report voleva far passare è che noi tutti, lei compresa ovviamente, quotidianamente entriamo, chattiamo, scriviamo, pubblichiamo video e foto, su reti sociali che con i nostri dati (di cui entrano in possesso e poi passano a terzi) guadagnano molti soldi. La nostra privacy viene ogni giorno calpestata, sotto i nostri occhi e con il nostro consenso, senza renderci conto che lo stare in rete è oggetto di studio e business da parte di molte aziende che operano nel marketing e nella pubblicità.
Praticamente, secondo quanto riportato dal servizio, lavoriamo gratis per multinazionali di ogni tipo, dall’abbigliamento all’elettronica, dal turismo ai servizi finanziari. Un punto di vista, quello di Report, che stavolta ha aperto un confronto aspro tra sostenitori delle reti sociali e persone che si sono all’improvviso scoperte sfruttate e vulnerabili. Ovviamente, ma non poteva essere diversamente, la bagarre è esplosa proprio sulla pagina Facebook di Report, dove centinaia di ‘like‘ e commenti sulla puntata di ieri sera si sono succeduti nell’arco di tutta la notte e della mattina. Il peggio, probabilmente, si è avuto su Twitter, dove in migliaia si sono fronteggiati tra ‘pro e contro’ il gruppo di lavoro della Gabanelli. Altri blogger hanno invece usato le pagine dei loro siti per denunciare al mondo del web la superficialità dell’approccio televisivo nei confronti di Internet e delle reti sociali che, anche nel caso di Report, ancora una volta ha avuto la meglio.
Secondo tanti post, il peccato più grande commesso dal servizio di Rai 3 è stato quello di aver rinchiuso in unico contenitore troppi aspetti, diversi tra loro, che riguardano le reti sociali. Un fenomeno vastissimo, che coinvolge centinaia di milioni di persone in tutto il mondo e decine di milioni in Italia, non sintetizzabile in pochi punti, per giunta sostanzialmente negativi. In cui la sicurezza informatica e la privacy si intrecciano con le competenze dei singoli in materia di diritto alla riservatezza dei dati personali e le norme che ne prevedono condizioni e termini di utilizzo delle piattaforme sopra citate.
Senza soluzione di continuità, a cascata, si possono quindi leggere su Facebook/Report la lunga serie di messaggi che da una parte esprimono ringraziamenti sentiti per il lavoro svolto e dall’altra accusano di aver fatto una marmellata senza senso e confusa sui social network globali. C’è chi addebita alla Gabanelli una propaganda anti-Internet e pro-televisiva, chi invece se la prende con la ‘stupidità’ degli utenti stessi di Internet, incapaci di provvedere a se stessi online ‘come nella vita reale’.
Forse, in poche ore, si è cercato di mettere assieme troppe informazioni e in maniera disordinata, ma è certo che ieri sera a milioni di italiani, che di Internet magari ne sanno davvero poco, per la prima volta qualcuno ha spiegato chiaramente come stanno le cose. Troppa gente non si sa tutelare e Report gli ha messo paura. Ingiustificata? Non proprio, visti i numeri e i danni della criminalità informatica. L’obiettivo del programma televisivo, in fondo, era quello di sensibilizzare gli utenti del web sul tema della privacy e della sicurezza dei propri Pc. Al di fuori delle polemiche, anche giuste, Report ha fatto centro ancora una volta.