VINTI
I possessori di smartphone scaricano ormai quotidianamente un gran numero di applicazioni dal web e per qualsiasi utilizzo: dalla musica ai giochi, dalla casa al business, dai viaggi alle reti sociali. Una ricerca Nokia appena pubblicata, con la collaborazione del prof. Trevor Pinch (Cornell University), ha permesso la definizione di diversi ‘Appitype‘ in cui gli utenti rientrano e mostra una nuova possibile forma di dipendenza psicologica da mobile apps.
L’appitype altro non è che uno specifico profilo associabile all’utente in base ai tanti modi d’uso dello smartphone e delle applicazioni. Per scoprire a che categoria di AppManiaco si appartiene basta andare nel blog ufficiale di Nokia Ovi e partecipare al sondaggio. Si può essere un ‘Live Wire‘ o un ‘Appthusiast‘, un ‘Appcentric‘ o ‘Creator‘, o magri un ‘Connector‘ o un ‘Apprentice‘, ma di fatto è risultato che gli utenti di smartphone sono sempre più dipendenti da tali programmi offerti in download da Internet, proprio per la facilità di utilizzo, per l’ampiezza dell’offerta e per la capacità di penetrazione nella quotidianità degli individui.
Delle 5200 persone intervistate, appartenenti a 10 Paesi diversi (Italia, Cina, USA, Brasile, India, Germania, Singapore, Sudafrica, Spagna, GB), è risultato che il 43% fa uso massiccio di apps di ogni tipo e in qualsiasi luogo o momento, mentre il 55% crede che siano assolutamente necessarie. Dall’indagine, inoltre, è emerso che è più rilevante l’utilità della applicazioni mobili che la qualità delle stesse, con una certa propensione al consumismo da parte degli utenti di telefonia mobile, visto che oltre il 20% cambia applicazione con molta facilità e più volte al giorno. In Italia, evidenzia la ricerca, 3 italiani su 4 con smartphone scaricano in media circa 30 applicazioni a testa, rientrando a pieno nella media a livello globale. Da noi si preferiscono i giochi (39%), seguiti dalle mobile apps per musica (31%), per servizi (30%) e viaggi (23%). Nel resto del mondo, invece, i brasiliani preferiscono le apps musicali (42%), i tedeschi le apps professionali, i sudafricani quelle per le reti sociali.