VINTI
Suona un po’ male, dopo anni di successi, sentir parlare di Facebook in termini di sconfitta, ma è quanto sembra stia accadendo in Giappone secondo i dati in possesso del New York Times. Nella terra del Sol Levante, il social network più popolare e frequentato del pianeta non supera neanche i 2 milioni di utenti e non gode nemmeno di una buona fama.
Mark Zuckerberg probabilmente sospettava che qualcosa non sarebbe andata per il verso giusto e infatti, da un anno a questa parte, ha promosso in Giappone l’utilizzo di un’applicazione per collegare la piattaforma in ‘blu’ con quello che è attualmente il più grande social network locale, Mixi, con oltre 24 milioni di iscritti.
Un’operazione che ricorda da vicino quella condotta da Facebook in Brasile, con Orkut di Google, che in Sudamerica ha ottenuto risultati positivi, mentre qui in Giappone sembra proprio che non abbia convinto nessuno. Basti pensare che il Giappone è uno dei pochi Paesi al mondo dove Facebook viene anche dopo di Twitter per numero di utenti.
Tra i principali limiti riscontrati nella strategia di Zuckerberg, sempre secondo il New York Times, emerge su tutti il fatto che gli utenti nipponici non amano rivelare la propria identità in rete. Mixi, infatti, non richiede agli internauti ne il nome, ne il cognome al momento dell’iscrizione e molti dei membri della rete sociale giapponese preferiscono usare pseudonimi o nomi fittizi.
Altra stranezza, per i canoni di Facebook, è che gli utenti dell’isola non utilizzano neanche le classiche foto personali per il profilo, ne tanto meno ne postano in bacheca. Fatto questo che depotenzia notevolmente la strategia di base del social network americano e ne dissolve totalmente l’effetto condivisione.