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WEB: Giornata Mondiale Comunicazioni Sociali, Pontefice contro ‘Facili manipolazioni emotive’

VINTI

È inevitabile che Internet, più precisamente il web 2.0, stia cambiando radicalmente il nostro modo di vivere, di relazionarci e di fare società. A dirlo, in occasione dell’inaugurazione della 45a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, è stato anche Papa Benedetto XVI, in un messaggio pubblicato stamattina sul sito del Vaticano dal titolo: ‘Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale“.

Nel saluto ai fedeli Joseph Ratzinger afferma: “La profonda trasformazione in atto nel campo delle comunicazioni guida il flusso di grandi mutamenti culturali e sociali. Le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale“. Una visione moderna e progressista dell’evoluzione sociale e culturale prodotta dalle nuove tecnologie digitali, che allo stesso tempo viene smorzata da alcuni avvertimenti: “D’altro canto, ci sono alcuni limiti tipici della comunicazione digitale, come la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento“.

Benedetto XVI parla infatti di illusorio “mondo parallelo” determinato dal web, di “eccessiva esposizione al mondo virtuale“, di isolamento psicologico, di vanità e di comunicazione affrettata e parziale. Manca, precisa il Santo Padre nel messaggio, “L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale“: “consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua popolarità o dalla quantità di attenzione che riceve, ma dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari annacquandola“.

Un lungo monito che, leggendo attentamente la lettera indirizzata alla Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, non si risolve in una condanna, bensì in un chiaro invito a partecipare tutti al mondo delle reti sociali, irrinunciabile strumento di comunicazione e di “testimonianza“, da vivere da veri cristiani “affinché il web non diventi uno strumento che riduce le persone a categorie, che cerca di manipolarle emotivamente o che permette a chi è potente di monopolizzare le opinioni altrui“.
 

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