STAMPA: la crisi vista dalla Spagna. El Pais, ‘Investimenti pubblicitari in calo del 22,5% e mancati incassi per 70 milioni’

di Flavio Fabbri |

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Negli ultimi anni si è parlato molto della crisi della carta stampata e dell’avanzata inesorabile dell’informazione digitale e soprattutto sul web. Tutti i quotidiani più importanti hanno ormai le loro pagine online e molti di questi hanno deciso già da subito di passare direttamente al formato elettronico abbandonando quello cartaceo. Un mondo che sta cambiando velocemente, anche sotto la spinta dei nuovi device elettronici portatili e mobili (smartphone, tablet, eReader), come l’iPad o l’iPhone, in cima alle classifiche dei prodotti più acquistati e desiderati dai consumatori.

È il caso del Wall Street Journal e del Times, per citare due tra le più famose testate giornalistiche, ma è chiaro a tutti ormai che la strada è già segnata e che è solo questione di tempo, prima che tutti o quasi i giornali del mondo passino abbraccino il digitale. Un processo salutato da molti come rivoluzionario, da altri visto come catastrofico evento a cui non si può porre rimedio. Il popolare quotidiani spagnolo El Pais titolava ieri, a riguardo, che la stampa tradizionale sta attraversando: “Il peggior momento della sua storia, a causa della constante emorragia di lettori e, soprattutto, del crollo delle entrate pubblicitarie“.

Nel 2009, ha reso noto l’associazione degli editori spagnoli AEDE (Asociacion de Editores de Diarios Espanoles), i quotidiani iberici hanno perso 34,2 milioni di euro di utili sul 2008 e le entrate pubblicitarie sono crollate del 22,5%. Altro dato negativo è quello delle vendite, che hanno generato 1,176 miliardi contro gli 1,245 del 2008, ben 70 milioni di euro in meno.

Il mercato editoriale della carta stampata in Spagna non gode di ottima salute da tempo e per vendite di giornali e numero di lettori è agli ultimi posti in Europa, con una media di 85 giornali per 1000 abitanti (in Europa è di 166 per 1000). Peggio della Spagna ci sono solo l’Italia (80 su 1000) e il Portogallo (50 su 1000).
 

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