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Mentre imperversa la tempesta mediatica scatenata dalla pubblicazione di migliaia di documenti considerati top secret e relativi a decine di Paesi in tutto il mondo, Wikileaks ha denunciato un tentativo di attacco informatico di tipo DDoS (Distributed Denial of Service). Letteralmente si intende per questo tipo di attacco una ‘negazione del servizio’, in cui si cerca di alterare il funzionamento di un sistema informatico che fornisce un servizio intasandolo di richieste di accesso e mettendolo in breve tempo fuori servizio.
La denuncia è arrivata attraverso un messaggio originato dal profilo di Wikileaks su Twitter, che riportava: “We are currently under a mass distributed denial of service attack“. Il fatto è accaduto proprio a ridosso della mega pubblicazione di rapporti segreti relativi a decine di governi in tutto il mondo, ai loro leader e alle relazioni diplomatiche intessute negli ultimi anni tra i più importanti capi di Stato di tutto il mondo. Documenti che il Dipartimento di Stato USA ha definito, senza mezzi termini, ‘imbarazzanti e potenzialmente destabilizzanti‘.
Già da sabato sera e anche domenica, l’accesso al sito di Julian Assange è risultato difficile e a tratti impossibile. Secondo i responsabili di Wikileaks si è trattato di un evidente tentativo di impedire al sito di fare il suo lavoro e di pubblicare gli scottanti file sul web. Da Assange, editor in chief dell’organizzazione, un chiaro messaggio ai responsabili dell’attacco: “La prossima volta non avvertiremo nessuno sul giorno delle pubblicazioni“.
Nonostante l’attacco informatico, la pubblicazione dei documenti su Internet sta andando avanti. Molte testate online, dei più popolari quotidiani nazionali di molti Paesi, erano comunque in possesso dei file e stanno procedendo alla pubblicazione degli stessi. El Pais, Le Monde, Spiegel, Guardian e New York Times (per citarne solo alcuni) hanno confermato la loro disponibilità a pubblicare i file in questione anche se il sito non dovesse più funzionare.