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Il mercato del software pirata vale in Italia, assieme alla contraffazione multimediale, circa 1,8 miliardi di euro. Un danno enorme per le aziende e per il fisco, che si aggiunge al più vasto mercato nero della contraffazione che colpisce tutti i settori dell’industria nazionale per un totale di 18 miliardi di euro e un costo, in termini di posti di lavoro, di 130 mila posizioni perse.
In occasione della prima Giornata nazionale anticontraffazione, che si è svolta a Roma con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per le Politiche Comunitarie della Presidenza del Consiglio e Ministero degli Affari Esteri, si è voluto mettere in evidenza quelle che sono le priorità delle imprese, dei rappresentanti del commercio, dei sindacati e dei consumatori rispetto alla contraffazione e quelle che possono essere le possibili soluzioni.
“Nel settore dell’ICT la contraffazione si chiama pirateria, ed è un fenomeno molto diffuso e molto grave per le aziende. In Italia il 49% del software in circolazione è pirata, contro la media europea del 35%, mentre in Cina il 97% del software è irregolare“, ha sostenuto da Milano Pietro Scott Jovane, amministratore delegato di Microsoft Italia.
Un problema che non è solo di criminalità organizzata, ha spiegato Scott Jovane, ma anche culturale, perché spesso sono gli stessi consumatori a chiedere ed acquistare programmi falsi, senza rendersi conto dei danni che causano alle imprese e dei rischi che corrono per la sicurezza dei loro Pc. “Se solo, nei prossimi 4 anni, si riuscisse a ridurre la pirateria informatica del 10% – ha affermato l’ad di Microsoft – si potrebbero creare oltre 6mila posti di lavoro in più, con un incremento del PIL di 2,6 miliardi di euro ed entrate per il Fisco di almeno 700 milioni di euro“.
Da un recente rapporto Censis sul mercato della contraffazione in Italia, per ogni euro sottratto al mercato della contraffazione si potrebbe attivare nell`economia nazionale legale una produzione aggiuntiva di 2,5 euro, stimolando acquisti di materie prime, semilavorati, servizi e attivando nuova occupazione regolare. Sarebbero infatti poco meno di 140 mila le unità di lavoro impegnate nella filiera del falso. La contraffazione, inoltre, comporta anche perdite consistenti per il bilancio dello Stato, in termini di mancate entrate fiscali. In base alla stima effettuata dal Censis, si calcola una perdita per l’Agenzia delle Entrate, tra imposte dirette e indirette, pari a 5,3 miliardi di euro.