VINTI
Continuano a far discutere negli Stati Uniti i cambiamenti in materia di privacy introdotti da Facebook e che non piacciono per niente a chi vigila sulla riservatezza degli utenti in rete, come hanno fatto capire alcuni politici giorni fa e due importanti associazioni di settore nelle ultime ore. Dopo l’ormai famosa lettera scritta da tre senatori del Congresso degli Stati Uniti a Mark Zuckerberg, anche due influenti associazioni per i diritti umani, EFF e MoveOn, hanno deciso di lanciare una compagna di sensibilizzazione in rete per la difesa della privacy su Facebook.
Per prima si è mossa l’Electronic Frontier Foundation (Eff), organizzazione internazionale specializzata nella tutela delle libertà digitali e dei diritti del web, che ha pubblicato recentemente un prospetto relativo a tutte le modifiche apportate, dalla rete sociale, alla normativa sulla privacy dal 1995 ad oggi. Non da meno è stato poi il celebre sito MoveOn.org, già noto per le battaglie anti-Bush, che ha proposto una petizione online e un gruppo su Facebook, dal nome inequivocabile: “Facebook, respect my privacy“.
Con l’introduzione delle funzioni Open Graph e Like, sostengono i detrattori del social network, per l’utente online aumenta il livello di attenzione da riporre in ciò che si fa o si scrive in rete, perché ogni volta che si collegano profili e si mettono in pratica comportamenti, all’interno o all’esterno di Facebook, automaticamente si autorizza qualcuno ad appropriarsi dei nostri dati e di quelli dei nostri amici. Open Graph presto si estenderà a molti altri siti web e gli occhi puntati sulle miliardi di informazioni, che ogni giorno vengono ingenuamente pubblicate nelle infinite pagine delle reti sociali, si moltiplicheranno, con l’unico obiettivo di accrescere i guadagni degli inserzionisti e gonfiare le casse di Facebook.