VINTI
Che fine a fatto la banda larga in Italia? Una domanda che si sono posti in molti negli ultimi mesi, mentre continuano a rincorrersi voci e annunci su fondi stanziati e da utilizzare, per poi scoprire che sono altre le priorità del paese e il broadband made in Italy rimane al palo.
Secondo i dati forniti dall”Osservatorio Banda Larga, ottenuti da 120 mila test di connessioni, in un centinaio di province italiane, su un campione di 11.400 utenti, la copertura dei servizi broadband nel mostro paese ha superato alla fine del 2009 il 96% dei clienti di rete fissa e raggiunto oltre 7.200 comuni con vari livelli di copertura, di cui 6.400 a copertura totale.
Un buon risultato a prima lettura, ma a guardare bene sono ancora tanti, tantissimi i municipi sprovvisti di rete Adsl, circa 850 distribuiti in modo quasi omogeneo tra Nord e Sud dell’Italia. Lì dove arriva l’Adsl, poi, non sempre la velocità di connessione è quella riportata dagli operatori e i 7 Mbps nominali sono molti di meno nella realtà dei fatti, a causa di limitazioni dovute a reti domestiche mal configurate, distanze eccessive dalle centraline e alla stessa tecnologia utilizzata, a volte non di ottima qualità.
A sei mesi dall’ultimo Rapporto realizzato da Between e Epitiro Technologies, “Italian Broadband Quality Index“, finalizzato a monitorare le performance dei collegamenti a banda larga nel nostro paese, risulta che la velocità media in download per l’Italia è ancora di poco superiore ai 4 Mbps (Megabit per secondo), cioè il 55% di quella pubblicizzata dagli operatori, con valori minimi raggiunti addirittura di 2,1 Mbps. Dati sconfortanti, che possono anche peggiorare se paragoniamo le aree urbane con quelle periferiche e rurali, dove si possono raggiungere velocità medie Adsl anche di 2,6 Mbps.