VINTI
Delinquente tra i più pericolosi della Gran Bretagna, con una pena da scontare di 35 anni in un penitenziario di massima sicurezza, Colin Gunn continuava a ‘lavorare’ su Facebook, arrivando ad ordinare esecuzioni ai suoi gregari o ad intimidire avversari.
È la sconcertante realtà emersa da un articolo del Sunday Times, che ha anche raccontato diversi dettagli dell’attività multimediale e criminale portata avanti da Gunn sul social network più popolare del mondo. In realtà i detenuti non potrebbero per legge utilizzare reti sociali, ma la polizia penitenziaria si è difesa ammettendo di aver permesso a Gunn di accedere comunque al web, per timore delle denuncie dei gruppi civili che difendono i diritti dei detenuti.
Lo stesso Jack Straw, Ministro della Giustizia di sua maestà, ha commentato il fatto con un secco: “Questa è l’ultima volta che un detenuto utilizza social network per comunicare con l’esterno. Ci sono delle leggi a riguardo e vanno rispettate“.
La pagina del condannato è ormai oscurata, ma prima dello scandalo contava quasi 600 amici. La scorsa settimana Jade Braithwaite, condannato all’ergastolo per aver ucciso a coltellate il sedicenne Ben Kinsella nel 2008, ha usato Facebook per minacciare la famiglia della vittima. Una serie di fatti sconcertanti, tra tanti altri che ancora non sono stati denunciati e che mettono una volta di più in discussione la sicurezza della rete e dei suoi utenti.