VINTI
Ancora una volta Facebook fa notizia, ma stavolta per la comparsa al suo interno di un gruppo dalla finalità e dai messaggi a dir poco inaccettabili, da condannare, per una società che si consideri civile e avanzata. Pagine dal nome infamante, ‘Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down‘, che fortunatamente, anche grazie alla stradordinaria mobilitazione sociale e istituzionale, da poche ore sono state oscurate su Facebook e sulla rete tutta. Un gesto riparatorio, anche se tardivo, che ancora non permette a molti di dimenticare l’ignobile trovata che ha preso di mira i tanti bambini affetti da una delle malattie più terribili e socialmente invalidanti.
Al momento della sua scoperta contava incredibilmente più di 900 membri e il visitatore, che per caso si imbatteva nella triste pagina, poteva trovare la foto di un bambino evidentemente affetto dalla sindrome di Down, straziato e offeso da una scritta sulla fronte.
Dalla tarda mattinata di oggi il gruppo anti-Down è satto reso inaccessibile, mentre poco dopo, come sottolinea in una nota l’Autorità Garante per la privacy, quello che da molti è stato ribattezzato ‘il gruppo choc’ di Facebook: “E’ stato infine doverosamente e tempestivamente oscurato“. La stessa foto del neonato, postata nello spazio usato dal gruppo, assicura il Garante è stata resa irriconoscibile per difendere la privacy del soggetto e per ristabilire un minimo di rispetto dei diritti fondamentali, ribadendone ulteriormente le finalità “lesive della dignità della persona” riscontrate nell’uso.
Mentre continuano le prese di posizione online e sul social network, anche la politica fa sentire la sua voce. “Ringrazio la Polizia postale per lo straordinario lavoro fatto e per la tempestività dell’intervento“, ha commentato il Ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, che già nella giornata di ieri era intervenuta sul gruppo che inneggiava alla violenza contro i bambini down, definendolo: “Inaccettabile, non degno di persone civili, pericoloso” e chiedendo che i responsabili fossero “individuati e denunciati al più presto“. “Facebook, come tutto il web, è un luogo virtuale, se si vuole chiudere un gruppo è difficile, ci vuole una rogatoria per intervenire, insomma sono tempi lunghi – afferma invece Anna Maria Bernini, parlamentare del Pdl e avvocato – suggerisco un Codice etico di autodisciplina della rete, che porti il web all’autotutela dei diritti di libertà e garanzia di tutti diminuendo i tempi di intervento‘.
Il gruppo incriminato ha ovviamente scatenato anche la protesta delle associazioni di persone con sindrome di Down, che chiedevano già ieri la chiusura immediata della pagina. ‘Chi ha il potere di chiudere il gruppo lo faccia immediatamente“, affermava sempre all’Adnkronos Sergio Silvestre, leader del Coordinamento nazionale associazioni delle persone con sindrome di Down. Gli faceva eco Letizia Pini, presidente dell’Associazione genitori e persone con sindrome di Down Onlus: “E’ aberrante quello che è successo, facciamo tanto per l’integrazione, ma è inutile se poi abbiamo a che fare con persone che istigano alla violenza. Si deve intervenire, eventualmente anche a livello legale se ci sono gli estremi in casi come questi“.