VINTI
Vocabolario inglese ridotto a 800 parole, 20 delle quali utilizzate nella maggior parte delle conversazioni in chat con ossessiva ripetizione e abuso di acronimi e neologismi, ma soprattutto nei messaggi che si scambiano i teenagers sul web e sul cellulare. Ad affermarlo è la consulente del governo inglese per le politiche di comunicazione giovanili Jean Gross (Adviser on childhood language development plans), che proprio in questi giorni ha lanciato una campagna contro il dilagare delle ‘shrt wrds’: ‘La mia preoccupazione principale è che con un vocabolario così ristretto si mette a repentaglio il futuro lavorativo di questi giovani’.
Una riflessione da cui non si può prescindere e il risultato della ricerca ha decisamente allarmato il Regno Unito, facendo riflettere su come i giovani e i giovanissimi rapportano l’utilizzo dei mezzi di comunicazione e le tecnologie dell’informazione con la lingua corrente. Un vocabolario come quello inglese, che consta di 40 mila termini circa non può essere ridotto a 800 parole comunemente utilizzate. La colpa, secondo gli esperti, è riconducibile alla diffusa pratica dei messaggi di testo breve per cellulari, gli Sms, come gli stessi Tweets online, la cui evoluzione sembra portare ad una riduzione drastica dell’utilizzo dei termini, sia nell’estensione, sia nella varietà.
Anche in Italia tale prassi adolescenziale, ma non solo ristretta ai più giovani, sembra seguire le orme dei ragazzi d’oltremanica, con frasi compresse e neologismi assolutamente fantasiosi, per quanto poco corretti da punto di vista della lingua formale. Ma siamo proprio sicuri che è solo colpa dei sistemi d’insegnamento o della proverbiale pigrizia giovanile? O forse, l’utilizzo pesante di acronimi (SMS, MMS, ICT, TIC, HTML, LCD ecc.) nel nostro linguaggio comune ha fatto la sua parte, in questa deriva della lingua italiana e non?