VINTI
I social network crescono, di ieri l’annuncio che Facebook ha superato i 350 milioni di utenti, ma i problemi sulla riservatezza delle informazioni e sulla cura nella difesa dei dati sensibili rimangono tutti sul tappeto del web. Un serio rischio che corrono non solo i cittadini, ma anche le aziende stesse e gli Istituti di credito.
Lo ha ricordato ieri lo stesso ministro dell’Interno Roberto Maroni ad un convegno dell’ABI: “Sono troppe le informazioni che gli utenti della rete pubblicano sui social network e relative alle loro abitudini quotidiane, senza pensare ai rischi che si celano in un’apparentemente innocua condivisione di informazioni“.
“Internet è una prateria incredibilmente appetibile per i cacciatori di informazioni e per i pirati specializzati in furti di identità e dei conti correnti online. Le rapine online – ha ricordato Maroni – sono un dato in crescita sempre più allarmante rispetto alla tradizionale rapina allo sportello bancario, fenomeno per’altro che segna una diminuzione consistente in questi primi sei mesi dell’anno“.
Il messaggio del ministro è che in realtà ogni nostra mossa online è sotto la lente di ingrandimento di qualcuno, dal truffatore di strada alla criminalità organizzata, dalle società di marketing alla grande industria. Gli stessi casi di acquisizione digitale di video e contenuti audio ai fini illeciti di estorcere denaro, sono solo la punta di un iceberg che sta andando alla deriva nel mare del digitale e del multimediale.
Prova ulteriore ne è l’aumento consistente di società che propongono soluzioni tecnologiche dedicate alla privacy e, paradossalmente, specializzate nella raccolta di informazioni per clientela privata e per aziende. Una sorta di rete di ‘controspionaggio‘, messa su per combattere chi ruba dati sensibili e personali e con gli stessi mezzi.