VINTI
Cresce il phishing e con esso il numero di attività illegali collaterali. Note e diffuse tecniche utilizzate dai criminali informatici per ottenere l’accesso a informazioni personali o riservate, finalizzate quindi al furto di identità. Nel mondo, dopo la Spagna, il paese con i maggiori casi di furto di dati sensibili è proprio l’Italia con il 14%, seguita da Corea del Sud (10,8%), Brasile (7,2%) e Francia (6,4%).
Perché il ‘.it‘ è così attraente per i cyber-criminali? Probabilmente per il basso livello di protezione dei nostri sistemi informatici e di prevenzione da parte di aziende e privati. Come singoli utenti, infatti, è ormai nota la pigrizia dimostrata dal cybernauta italiano nella difesa del proprio pc o dispositivo di connessione, con le ovvie conseguenze in termini di virus o phishing. Ne è stato un esempio l’azione dimostrativa di ‘defacement‘ condotta ai danni di Poste Italiane nei giorni scorsi, senza nessuna conseguenza diretta sui conti degli utenti, ma finalizzata ed evidenziare i limiti dei sistemi di sicurezza al momento in uso.
Le stesse Poste Italiane, anche sulla base del recente rapporto IBM “X-Force 2008 Trend & risk“, hanno deciso di correre ai ripari creando una vera e propria task force per l’information security, finalizzata ad aumentare sensibilmente i livelli di sicurezza e ad informare anche i suoi utenti dei pericoli della rete: “La sicurezza digitale non è più un discorso delle singole strutture, può funzionare solo con una collaborazione pubblico-privata“, ha affermato sul quotidiano La Stampa Antonio Apruzzese, direttore Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni del Dipartimento di pubblica sicurezza.