VINTI
Lo scorso 4 giugno è stato l’anniversario della strage di Piazza Tienanmen a Pechino. Tutto il mondo ha voluto ricordare i martiri di quell’eccidio, che il regime cinese non ha esitato a compiere di fronte alle migliaia di studenti scesi in strada per chiedere più democrazia e diritti. In patria ovviamente non è stata permessa nessuna celebrazione, consentito nessun ricordo, anzi, totale censura e divieto assoluto anche di parlarne. Qualcuno però non era d’accordo e, nonostante le direttive ferree del governo, lo staff di una rete televisiva nazionale ha rotto la cortina di fumo della censura, trasmettendo le tragiche immagini di Tienanmen del giugno 1989.
Le conseguenze non si sono fate attendere, come riportato da un gruppo di attivisti per i diritti civili e umani presente in Cina, l’Information Centre for Human Rights and Democracy, con sede ad Hong Kong, che in una nota informano di cinque membri dello staff della tv, compresi due redattori, sospesi in seguito ad un’indagine del dipartimento per la propaganda di Guangzhou (Cina meridionale). La sera del 5 giugno, per 10 lunghi secondi la popolazione cinese ha potuto rivedere le storiche immagini di un uomo che bloccava una fila di carri armati poco fuori piazza Tienanmen, con a seguire la fiaccolata che 150 mila persone hanno fatto ad Hong Kong nel giorno del 20esimo anniversario del massacro. A piazza Tineanmen quel giorno, morirono tra le 3000 e le 7000 persone
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