VINTI
Il ‘Pacchetto sicurezza‘ votato al Senato ieri non trascura neanche il web e i social network, arrivando a sostenere che troppo spesso all’interno delle reti sociali si nascondano criminali di ogni risma e vere e proprie cellule eversive, con l’ovvia necessità di reprimere ogni “Attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet“. Forti le proteste dal mondo di Internet e della cultura in relazione a tali affermazioni: “Frutto di un modo caotico di legiferare ispirato spesso a finalità propagandistiche“.
L’emendamento al centro dell’attenzione è il 50.0.100, relativo all’art. 50 e che prende di mira in special modo proprio il network sociale Facebook, reo di aver ospitato “Emuli di Riina, Provenzano, delle Br, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio. Non possiamo accettare su internet ciò che combattiamo nella realtà“. Un messaggio chiaro da parte del governo e che riguarda tutti i siti di networking, blogging, chatting e di qualsiasi altra forma di comunicazione condivisa e diffusa in rete. Il problema è che il disegno di legge in questione non spiega come e in che modo questo sia possibile, lasciando agli ISP la responsabilità censoria. In quale modo allora si potrà procederà alla ‘pulizia‘ in rete salvaguardando la libertà di espressione?