VINTI
Sempre più difficile in Iran non solo accedere in rete, quando la censura non abbia oscurato siti o social network, ma anche scambiare opinioni o semplicemente esprimere il proprio pensiero liberamente. Il Parlamento iraniano sta varando un proposta di legge per inserire tra i crimini che comportano la pena di morte anche il fare blogging.
La motivazione è nel disturbo arrecato alla ‘sicurezza mentale della società’ che weblog o siti appartenenti a social network potrebbero causare. Obbiettivo è portare alla pena capitale i cosiddetti blogger o comunque tutti coloro che hanno a che fare con weblog e siti che presumibilmente promuovono la corruzione, la prostituzione e l’apostasia.
In Iran i blogger sono già sanzionati con condanne pesantissime e la prigione. La mossa di inasprire tali pene, fino all’estrema soluzine della pena di morte, è da molti considerata come una strategia atta a limitare la diffusione in crescita di weblogs tra i giovani iraniani sempre più insofferenti al governo di Tehran.