VINTI
Il giudice Marylin Hall Patell ha riaperto il caso che vedeva contrapposte Bertelsmann, in qualità di parte lesa, contro Vivendi ed EMI. Bertelsmann accusava le due concorrenti di aver formato un cartello che, attraverso MusicNet e PressPlay, controllate in joint venture dalle due società, praticava prezzi fissi per la distribuzione della musica, impedendole così di trasformare Napster, di cui ha acquistato i diritti nel 2005, in un sistema efficiente per la vendita di musica via Internet. Nel corso della precedente indagine la causa si era bloccata in quanto la documentazione presentata sembrava escludere qualunque possibilità di azione illegale. Tuttavia i legali di Bertelsmann e quelli di Hummer Winblad Venture Partners, società d’investimenti che aveva interessi in Napster, hanno provato che la documentazione presentata da EMI e Vivendi era lacunosa e che alcune delle informazioni, fatte passare per riservate, contenevano la prova dell’azione illegale denunciata dal gruppo tedesco. Per questo motivo il giudice Hall Patell ha deciso di riaprire il caso, accogliendo la tesi presentata dai legali di Bertelsmann, e ha stabilito che la documentazione prodotta dovrà servire a verificare se le parti fatte passare per “informazioni riservate” sono invece servite a coprire l’azione illegale di EMI e Vivendi, ossia che effettivamente le due società abbiano fatto cartello. Come è noto questo non è l’unico procedimento legale aperto contro le case discografiche. Infatti, sia Eliot Spitzer, Procuratore Generale dello Stato di New York, e sia il Department of Justice (DoG) statunitense hanno avvita un’inchiesta volta ad accertare se le case discografiche abbiano attuato eventuali pratiche anticoncorrenziali nelle attività poste in essere dall’industria musicale, ossia le indagini voglio accertare se le major abbiano effettivamente formato un cartello mirante a fissare i prezzi per la vendita all’ingrosso delle canzoni per evitare la concorrenza, traendone in tal modo profitti.