VINCITORI
È andata bene a due giornalisti portoghesi condannati per diffamazione e oggi graziati dalla Corte europea di Strasburgo che, accogliendo il ricorso presentato, ha sentenziato “l’assenza di sanzione penale” per casi di questo tipo.
I giudici della suprema corte, infatti, hanno stabilito che per la diffamazione non può essere prevista alcuna condanna di natura penale. Per di più, la Corte europea dei diritti umani ha ravvisato anche una violazione della libertà di espressione, da parte delle autorità portoghesi, ai danni dei due imputati.
L’atto di accusa, loro rivolto, dalla Corte di Appello di Lisbona era relativo alla diffamazione del vice presidente della regione di Madeira e prevedeva una multa di 3260 euro e danni morali per 5000 euro. Secondo i giudici portoghesi, inoltre, i giornalisti in questione avevano superato il limite che c’è tra “il diritto di libertà di stampa e la diffamazione per mezzo della stessa” di un cittadino e pubblico funzionario “che si visto ledere il diritto alla difesa della propria reputazione”.
Come spesso accade in questi casi, è la reputazione della persona ad essere offesa e la stampa molto spesso finisce sul banco degli imputati, quando si tratta di personaggi che rivestono cariche pubbliche, politiche e aziendali di un certo rilievo. In Italia, dopo il caso del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ancora si dibatte sulla questione.