MICROBLOGGING: piace a 300 milioni di cinesi

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VINCITORI

Sono 300 milioni i cinesi che, ad oggi, si sono registrati ad un servizio di microblogging. Oltre la metà degli utenti internet, nel grande paese asiatico, è infatti registrata su microblogs molto popolari come Sina, Tencent e Baidu, per attività che vanno dall’informazione all’intrattenimento, dallo shopping online all’eBusiness.

 

È quanto emerge da un Rapporto presentato all’undicesimo Forum sui media online (11th China Internet Media Forum) che si è svolto nella provincia centrale dell’Hubei e di cui ha dato notizia l’agenzia di stampa Xinhua. Centinaia di esperti di internet, rappresentanti di aziende e funzionari governativi hanno parlato della rete e del suo ruolo imprescindibile nello sviluppo economico della Cina, nella divulgazione di notizie ed informazioni, nonché nel processo di crescita dell’alfabetizzazione informatica e digitale a più livelli della popolazione.

 

Oggi la Cina conta circa 485 milioni di utenti di internet, praticamente è il paese con il maggior numero di internauti e, vista la sua popolazione di 1,3 miliardi di abitanti, lo sarà probabilmente per sempre. Un dato che fa riflettere anche in termini di net economy e di nuovi scenari geopolitici a livello globale che inevitabilmente hanno un riflesso forte sulla rete e le sue interconnessioni.

 

Zhang Xinsheng, funzionario del Ministero per l’Industria e l’Informazione cinese, ha dichiarato durante il Forum che la Cina negli ultimi anni: “Ha visto un vero e proprio boom di piattaforme di microblogging utilizzate per i più svariati fini, dalla divulgazione di notizie all’approfondimento di tematiche di ogni natura, ma anche di servizi di eGovernment e di eCommerce“. “ l’unico problema – ha fatto notare invece Qian Xiaoqian, vice capo dello State Council Information Office – è la loro regolamentazione, che ne assicura uno sviluppo equilibrato e corretto“.

 

Una dichiarazione, quest’ultima, che riaccende vecchi e nuovi dibattiti sul significato di regolamentazione e normazione di internet, che troppo spesso è stato equiparato, nei fatti, a censura e repressione. La Cina, come anche l’Egitto in questi mesi di guerra civile, l’Iran e il Sudan, nonché purtroppo alcuni Paesi considerati democrazie avanzate, hanno fatto parlare di sé proprio per il tentativo di mettere il bavaglio alla rete, ai suoi blogger e attivisti per i diritti umani e per un’informazione libera.

 

La Cina è sicuramente la nazione che più si è adoperata per il controllo della rete e le notizie che vi circolano, comprendendo fin da subito il potenziale libertario del mezzo di comunicazione, ormai di massa, e le sue incalcolabili conseguenze in termini di cambiamento sociale, culturale e politico. 

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