VINCITORI
Parlare di YouTube significa per prima cosa nominare Google, per seconda dare dei numeri: oltre 3 miliardi di video visti ogni giorno, di cui 2 miliardi provvisti di advertising, e un guadagno proveniente dalla pubblicità che si appresa a superare il miliardo di dollari.
YouTube, inoltre, si è accorta da tempo che di tutta questa valanga di materiale audiovisivo non tutti i video fanno fare soldi alla stessa maniera. I video professionali attirano ads molto più facilmente che i soliti UGC, come anche i video televisivi e i contenuti video prodotti dalle media company e dalle net tv. Tutti questi canali danno vita a dei network molto estesi, tra cui si notano studios del calibro di Blimp.tv, Maker Studios e Revision3.
La piattaforma di video sharing più seguita al mondo ha imparato a conoscere e misurare il valore economico di tali aziende e dei loro network, cominciando a supportare e promuovere le relative produzioni e i nuovi modelli di business del ‘network of network, con l’acquisto di uno dei più grandi, il Next New Networks.
L’acquisizione è avvenuta lo scorso marzo, ma la strategia è fin troppo chiara da ancora prima: produrre e distribuire ad una fitta rete di web tv e net television prodotti video di alta qualità, in grado di competere con Hulu e i nuovi servizi Over The Top – OTT. Secondo TechCrunch, uno dei tech blog più seguiti al mondo, all’interno di YouTube è nata una vera e propria task force chiamata ‘Networks‘. Tale unità dovrebbe essere preposta alla sviluppo proprio della ‘rete delle reti di video’ su cui distribuire i contenuti e quindi sviluppare modelli di business anche alternativi all’advertising.
La piattaforma video di Google ha subito smentito, sostenendo che ‘Non esiste alcuna unità Networks‘, almeno in senso formale. Il blog, però, sembra insistere sull’autenticità dei rumors e sulle funzionalità strategiche del dipartimento. Ogni network è un canale e YouTube tenta in questo modo di applicare un nuovo sistema MSO, Multiple System Operator. Su tale rete di reti, che nasce e si alimenta dall’enorme bacino di Tv via cavo USA(per un pubblico vicino ai 90 milioni di spettatori), sono benvenute company come la ABC, NBC e la Food Networks, con le quali è più semplice sviluppare canali ‘nativi’ sul web per YouTube.
Parte di questa strategia, vera o presunta che sia, sembra puntare a far nascere su Internet quante più web tv possibili che, grazie al sostegno di YouTube e del video advertising, avranno modo di investire in materiale di qualità da proporre ad un pubblico sempre più vasto. Spettatori, soprattutto giovani, che si attendono dalla rete la nascita dei nuovi protagonisti webvisivi di domani e che, sperano in molti, saranno presto disposti a sottoscrivere un abbonamento.