VINCITORI
Di cultura si può vivere e la primavera per il cinema italiano, secondo i dati Cinetel, ci conferma che è vero. A marzo 2011 tre film italiani occupano la Top5 dei più visti e al primo posto figura la commedia ‘Nessuno mi può giudicare‘, con 5,8 milioni di euro di incassi (ad oggi quasi 6,5 milioni e ancora in cima al box office). Le produzioni cinematografiche nazionali, che tengono saldamente in mano il 40% delle quote di mercato (27% lo scorso anno), finalmente riescono a rispondere con qualità e freschezza all’assalto delle megaproduzioni americane e alle coproduzioni internazionali. Complessivamente, nel primo trimestre 2011, le produzioni e coproduzioni cinematografiche italiane ottengono infatti una quota di mercato del 58%, contro il 33% dello stesso periodo nel 2010.
Il pubblico premia con piacere i nostri film e al botteghino si vede aumentare il numero di biglietti venduti, passati dai 2,9 milioni di febbraio ai 3,3 di marzo 2011 (+12%). Dopo tanti anni di dominio USA, nelle classifiche delle pellicole più viste, per la prima volta le produzioni a stelle e strisce crollano dal 74% dello scorso anno al 49% del 2011. Un dato che è ancora più basso se consideriamo i primi tre mesi di quest’anno, dove i film USA occupano solo il 32% (67% nel 2010)del mercato.
Dalle rilevazioni Cinetel, società che monitora il 90% delle sale cinematografiche italiane e fresca di accordo con la Siae per la fornitura di dati di mercato più trasparenti, risultano venduti in tutta la penisola 36.149.000 biglietti, in calo rispetto ai numeri del 2010, quando si sono venduti nello stesso periodi di riferimento 38,83 milioni di tagliandi, per una diminuzione complessiva del 6,9%. Una nota dolente, che riflette la generale flessione di pubblico in sala (-14,2% di incassi), dovuta con tutta probabilità alla ritirata delle pellicole in 3D made in USA.
D’altronde, il boom di pubblico in sala del 2010, che giustamente aveva fatto gridare al miracolo un po’ tutto il settore, molto era legato al parallelo incremento di produzioni di pellicole in 3D che arrivavano dal Nord America (Avatar, Alice nel paese delle meraviglie su tutti). Grandi blockbuster che hanno riempito sale e soprattutto fatto tornare gente al cinema che da tempo latitava.
I dati del pubblico e degli incassi nel mese di marzo, con 8,27 milioni di spettatori (-24,53%) e 50,86 milioni di euro in cassa (-32,51), confermano purtroppo tale trend, ma è indubbio che il cinema di qualità, finalmente anche in Italia, ha trovato una sua distribuzione più regolare e i tanti registi e attori di nuova generazione riscuotono l’apprezzamento del pubblico. Per fare in modo che il cinema nazionale mantenga tali risultati non bastano però solo la buona volontà dei singoli e delle produzioni, perché non sempre, come dice il detto, una rondine fa primavera. Servono infatti, come spesso sentiamo dire da protagonisti della filiera come Paolo Protti (Agis) e Carlo Bernaschi (Anem) per gli esercenti, Riccardo Tozzi per i produttori (Anica) e Filippo Roviglioni per i distributori (Anica), una maggiore attenzione delle Istituzioni all’industria culturale italiana, maggiori sgravi fiscali, più incentivi, nuovi piani di investimento e soprattutto deve passare il messaggio che la cultura non solo fa bene allo spirito di un popolo, ma può anche dare da mangiare a tanta gente.
Su questo, a margine del recente convegno “Il cinema è cultura“, il Sottosegretario ai Beni e alle Attività Culturali, Francesco Maria Giro, ha dichiarato: “Il cinema italiano è riuscito negli ultimi anni a liberarsi dall’egemonia del cinema americano. L’incidenza percentuale degli incassi dei film italiani, se nel 2004 era del 20,3%, nel 2009 è salita al 29,2%. Nel mese di Gennaio 2011 la quota dei film italiani è stata addirittura del 65%. Grazie a Sandro Bondi abbiamo reso operativi due incentivi fondamentali come il tax credit e il tax shelter. Queste misure, insieme al ripristino delle risorse del Fus – Cinema, di 77 milioni per l’anno 2011, ci permetteranno di attuare una politica a sostegno delle produzioni cinematografiche. Certo abbiamo meno risorse, ma è opportuno spenderle meglio“.