VINCITORI
Il terremoto in Abruzzo era prevedibile? No, secondo il parere di esperti e studiosi, ma dalla Russia qualcuno sostiene il contrario e punta il dito contro la poca ricerca che si fa in Italia. Un agguerrito gruppo di ricercatori internazionali, tra cui i russi Sergey Pulinets e Dimitar Ouzounov, hanno dimostrato che tramite una rete di satelliti geostazionari è possibile rilevare calore e gas emessi dal sottosuolo in prossimità di un forte evento sismico. Proprio come quello avvenuto la notte del 6 aprile in provincia dell’Aquila
Un sistema costoso? Non proprio, per computare i dati relativi alla presenza di radiazioni termiche, gas radon ed elettroni nella ionosfera, servono solo un laboratorio, un pugno di ricercatori, una linea dati ad alta velocità, collegamento ai sensori già esistenti e dei team da inviare sul territorio.
Con un’adeguata rete di osservatori finalizzata alla rilevazione degli eventi sismici, basata su tecniche satellitari: “Sarebbe stato possibile leggere i chiari segnali precursori rilevati su scala regionale, molto più attendibili del solo radon e si sarebbero potuto avvertire in tempo le autorità, limitando enormemente i danni alle popolazioni colpite dal terremoto“.
Questo hanno affermato i due ricercatori russi dal congresso annuale della European Geosciences Union, in corso a Vienna. Nel 2007 su 25 alert complessivi lanciati dalla rete di osservazione satellitare, 21 si sono rivelati utili. Un eccellente risultato, anche se nessuno si sbilancia in facili entusiasmi. Per i ricercatori russi entro due anni il sistema di rilevazione sarà ulteriormente affinato e potrebbe rivelarsi finalmente uno strumento importante per la prevenzione dei terremoti. Il problema sono sempre i finanziamenti a disposizione della ricerca e l’Italia in questo è fanalino di coda in Europa.