COMUNICATO STAMPA
“Si possono cercare modalità diverse nell’impiego e nella ripartizione delle risorse disponibili per la cultura: ma esse vanno comunque considerate come un investimento i cui risultati richiedono una valutazione molto meno banale e settaria rispetto a quella avanzata da qualche ministro in pieno furore antiborghese“.
Ad affermarlo è Mario Primo Salani, Responsabile delle cooperative culturali aderenti a Legacoop, tra le quali si annoverano circa 90 teatri, 41 cooperative di produzione cinematografica e 37 tra orchestre e scuole musicali.
“È del tutto errato – aggiunge Salani – considerare la cultura come un segmento separato dal resto della società, in quanto gli effetti della cultura si traducono in comprensione, consapevolezza, valori, efficienza sociale e non si misurano solo nel numero degli studenti promossi o in quello di spettatori paganti, o di libri venduti: anzi, proprio gli studenti non promossi, gli spettatori latitanti e i non lettori di libri sono le ragioni ulteriori dell’intervento pubblico, senza trascurare la necessità di tutelare e promuovere la ricchezza delle opzioni formative, la molteplicità dell’offerta culturale, il pensiero critico e minoritario che sono il lievito della cultura“.
Da qui l’invito a considerare un investimento le risorse destinate alla cultura, per le quali si possono cercare modalità diverse di ripartizione e di impiego che, comunque, non possono essere quelle dell’appartenenza ad uno schieramento politico, della barbarie della dicotomia “amici/nemici“.
“Con queste manifestazioni – sottolinea Salani – si va oltre il noto e tradizionale disprezzo della cultura da parte del pensiero conservatore: si entra in una dimensione ricattatoria e, proprio in quanto indotta da motivi diversi dalla qualità del prodotto, in grado di distruggere risorse e non di moltiplicarne gli effetti“.
In proposito, il Responsabile delle cooperative culturali di Legacoop denuncia che il Fondo Unico per lo Spettacolo, ridotto a livelli insostenibili ed ampiamente al di sotto della soglia di efficienza, va ricostituito e dotato di risorse capaci di riavviare un circuito produttivo in grado non solo di mantenere un’industria che non può essere ridotta a trovare una minimo di equilibrio con il lavoro intermittente e sottopagato, ma di rilanciarla in modo da intercettare fasce sempre più ampie di spettatori, utenti e lettori e di far crescere il Paese.
“Per quanto riguarda, infine, il sostegno pubblico all’editoria – conclude Salani – quando si dice che anche i giornali devono andare con le proprie gambe, le cooperative non possono che essere d’accordo ma ad una condizione precisa: che il mercato sia aperto, cioè regolato da una norma concreta antitrust che elimini tutte le posizioni dominanti“.