Super tecnici dell’informazione e della comunicazione nel nuovo Piano ITS del MIUR

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COMUNICATO STAMPA


Il ministro Mariastella Gelmini ha presentato il Piano ITS – Istituti Tecnici Superiori, per l’istituzione di un canale di istruzione terziaria non universitaria. Saranno scuole speciali di tecnologia e da settembre ne varranno attivate 58.

Gli ITS sono fondazioni costituite da scuole, università e imprese per dare vita ad un’autentica integrazione tra istruzione, formazione e lavoro. Alla loro nascita hanno contribuito 16 regioni, con il coinvolgimento di 110 istituti tecnici e professionali, più di 60 tra province e comuni, 200 imprese, 67 tra università e centri di ricerca, 87 strutture di alta formazione ed altri soggetti pubblici e privati, comprese le camere di commercio. Costituiranno dunque partnership con le imprese e svilupperanno cultura tecnologica per i giovani e per gli adulti occupati, contribuiranno ad una nuova valorizzazione del “made in Italy” e contribuiranno al rilancio dell’apprendistato.

Per la prima volta nel nostro Paese viene avviato un percorso di formazione di questo livello, a distanza di 37 anni dal primo tentativo organico di formare supertecnici con l’istituzione di “scuole speciali di tecnologia” nel 1973.

Gli ITS formeranno super-tecnici” nelle aree tecnologiche del piano di intervento “Industria 2015”: 1) efficienza energetica; 2) mobilità sostenibile negli ambiti della logistica, del trasporto aereo, marittimo e ferroviario; 3) nuove tecnologie per il “made in Italy”, negli ambiti: meccanica, moda, alimentare, casa e servizi alle imprese; 4) beni e attività culturali; 5) informazione e comunicazione; 6) tecnologie della vita.

Con gli Istituti Tecnici Superiori anche l’Italia si dota finalmente di un’offerta formativa post-secondaria, integrata di istruzione, formazione e lavoro: essa si sviluppa in parallelo ai percorsi universitari e, in base alla recente riforma dell’università, si sostituirà in parte e in modo progressivo, a numerosi corsi accademici a carattere tecnico-professionale, che potranno meglio essere sviluppati con gli ITS.

Questa sostituzione è già stata sollecitata con il “Piano triennale dell’università” 2010/2012, che prevede anche che gli atenei possano federarsi con gli ITS e realizzare progetti per il riconoscimento dei crediti acquisiti a conclusione dei relativi percorsi.

L’ultimo rapporto dell’OCSE ha dato grande risalto all’avvio degli ITS e in particolare a questo tipo di relazione con il sistema universitario.

E’ importante sottolineare che gli ITS non sono un prolungamento del sesto e settimo anno della scuola superiore ma corsi professionalizzanti di alta specializzazione tecnica realizzati secondo i modelli internazionali più avanzati (le SUPSI svizzere, le IUT francesi e le Fachhochschule tedesche).

Gli ITS per funzionare dovranno creare le competenze realmente richieste dalle imprese e non definite esclusivamente dalle scuole. Acquisiranno quindi una specifica identità culturale e formativa.

Il Miur, insieme alle Regioni, monitorerà ed accompagnerà lo sviluppo degli ITS. Per definire le competenze comuni e le competenze specifiche delle singole aree tecnologiche, verrà osservato il principio di sussidiarietà e del rispetto dell’autonomia dei soggetti formativi, al fine di garantire la spendibilità dei diplomi finali su tutto il territorio nazionale, e di lasciare ampi spazi per rispondere alle esigenze del territorio.

Una nuova istruzione tecnica: opportunità per giovani e imprese

Gli ITS si collocano nel percorso di riforma dell’istruzione tecnica e professionale, come valore aggiunto e fattore competitivo nell’economia del Paese.

L’istruzione tecnica e professionale è alla base della lotta contro la disoccupazione giovanile e del raggiungimento degli obiettivi di Europa 2020, per ridurre l’abbandono scolastico sotto la soglia 10%.

E’ necessario un maggiore raccordo tra mondo del lavoro e istruzione. Per questo la riforma punta alla modernizzazione dell’impianto organizzativo attraverso un’offerta formativa innovata soprattutto per gli istituti tecnici e professionali.

Nel nostro Paese, il deficit annuo di tecnici intermedi è di circa 110mila unità. Le aziende non trovano le professionalità tecniche di cui necessitano e questa carenza costituisce un ulteriore elemento di debolezza nella competitività internazionale. La riforma ha quindi voluto eliminare i pregiudizi per affermare la pari dignità tra licei, istruzione tecnica e istruzione professionale.

E’ necessario ora dare attuazione a programmi coordinati di orientamento, formazione degli insegnanti, modernizzazione dei laboratori, in stretto collegamento con la domanda del settore produttivo, rafforzando le esperienze di stage, tirocinio e alternanza scuola-lavoro e il raccordo scuola-impresa attraverso i Comitati Tecnico Scientifici e i Dipartimenti.

Per raggiungere questo obiettivo, sono stati diffusi in rete strumenti per l’orientamento alle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali per i giovani e le loro famiglie, i docenti e i dirigenti scolastici, utilizzando i risultati del lavoro comune con le associazioni datoriali (Confindustria), prodotto nell’edizione di Job & Orienta 2010, riservando anche una nuova attenzione al problema dell’orientamento.

Lo spazio riservato sul sito Miur all’orientamento contiene anche dati sintetici sui risultati dell’ultima indagine Excelsior di Unioncamere, perché gli studenti e, soprattutto, le loro famiglie, all’atto delle iscrizioni ai percorsi del secondo ciclo di istruzione e formazione, compiano scelte consapevoli anche in relazione ai fabbisogni formativi espressi dal mondo del lavoro e delle professioni.

La scelta di puntare sull’istruzione tecnica è stata premiata dalle iscrizioni, a dimostrazione che occorre un’azione di diffusione culturale del recupero della valenza formativa del lavoro e dell’istruzione tecnica e professionale.

Nell’anno scolastico 2011/2012 c’è stata una ripresa delle iscrizioni rispetto allo scorso anno scolastico (+0,4%): aumenta la preferenza per il settore Tecnologico (+1,1%). In aumento anche gli studenti iscritti al Liceo scientifico per l’opzione scienze applicate (+1,9%).

Apprendistato
Stanziati 5 milioni per progetti pilota in 8 regioni

Il diploma superiore dell’ITS è conseguibile anche attraverso l’apprendistato. Il Testo Unico sull’apprendistato approvato dal Governo finalmente ricompone l’intera disciplina dell’integrazione scuola e lavoro e valorizza la cultura del lavoro nei contesti educativi.

Sono state così coordinate tutte le misure del governo per contrastare la disoccupazione giovanile, favorire l’ingresso dei più giovani nel mondo del lavoro ed arginare il fenomeno della dispersione scolastica.

L’apprendistato non è l’addestramento professionale. Nell’apprendistato, i contenuti formativi minimi previsti sono quelli necessari per l’acquisizione di quelle competenze e conoscenze per l’esercizio dei diritti di cittadinanza.

Il testo unico disciplina tre diversi tipi di contratto di apprendistato: 1) l’apprendistato per la qualifica professionale; 2) l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere; 3) l’apprendistato di alta formazione e di ricerca.

Attraverso questi contratti di apprendistato sarà possibile:
o assolvere l’obbligo di istruzione e conseguire una qualifica, con l’apprendistato per la qualifica professionale;
o conseguire il diploma regionale, per poi proseguire di formazione terziaria degli IFTS, con l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere;
o conseguire diploma di ITS, lauree e dottorati, con l’apprendistato di alta formazione e di ricerca.

Il nuovo apprendistato rappresenta uno strumento di successo anche per i più bravi e motivati allo studio delle scuole secondarie superiori, delle università e dei dottorati di ricerca.

Sull’apprendistato per la qualifica professionale sono già stati stipulati accordi con la Regione Lombardia e la Regione Veneto e sono in fase di elaborazione accordi con altre Regioni.

Il Miur ha già stanziato 5 milioni di euro per realizzare, in otto regioni, progetti pilota per percorsi di apprendistato utili all’assolvimento dell’obbligo di istruzione.

Il documento “Italia 2020 – Piano per l’occupabilità dei giovani“, firmato dal Miur con il Ministero del Lavoro e il Ministero della Gioventù, rappresenta la volontà di integrare sempre di più scuola e lavoro e testimonia la proficua collaborazione tra le amministrazioni per affrontare e risolvere problemi cruciali per il futuro dei giovani e del Paese.

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