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Anno 2015: ‘Il trader è morto, lunga vita al trad

COMUNICATO STAMPA


Gli addetti ai lavori prevedono che entro il 2015 il settore dei mercati finanziari sarà interconnesso e totalmente rinnovato, trainato dal lavorio congiunto di tre forze in rapida espansione, che porteranno alla trasformazione più radicale dagli anni ’70 a oggi. E, colpo di scena, sarà proprio il singolo, l’investitore privato, a guadagnare potere e prestigio.

Nell’ambito di un innovativo sondaggio mondiale IBM, in cooperazione con la Economist Intelligence Unit, ha intervistato oltre 400 alti dirigenti in 296 dei maggiori centri finanziari a livello mondiale (broker, dealer, borse valori, società di intermediazione, di gestione patrimoniale, di deposito titoli, hedge fund ed enti normativi). La stragrande maggioranza ritiene che gli investitori otterranno maggiori profitti, in quanto i mercati diverranno più trasparenti e ridurranno di conseguenza la necessità di rivolgersi a un intermediario. Trader, analisti e gestori di fondi: tutti gli operatori che si frappongono tra gli investitori ed i loro guadagni saranno sottoposti a forti pressioni e dovranno mantenere gli impegni oppure lasciare il campo entro il 2015. Benché la mania delle fusioni nei mercati finanziari sia oggigiorno al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo, si prevede che tre forze, di importanza primaria, più potenti persino del consolidamento, genereranno un forte cambiamento strutturale dei mercati dei capitali mondiali entro il 2015. La totale trasparenza sui mercati, reti mondiali coerenti e istantanee e l’esigenza crescente di assumere rischi in forma continuativa sono le tre forze di base che plasmeranno il nuovo mercato mondiale dei capitali.

Inoltre il sondaggio ha evidenziato numerose problematiche specifiche per l’Europa:

Impatto sull’investitore retail

1.Potere al popolo – gli investitori retail saranno i maggiori beneficiari dell’aumento del livello di trasparenza dei mercati.

2.Investimenti e personale continueranno a fluire verso Londra, nuova e cosmopolita capitale del commercio mondiale.

3.Gli operatori europei preferiranno l’Europa Orientale all’Estremo Oriente.

Impatto su società e istituzioni finanziarie:

4.Le società dovranno valutare il valore totale del cliente in una prospettiva a 360 gradi.

5.Le società dovranno innovare e adottare nuovi modelli di business, nonché scoprire nuove modalità per generare valore

6.Gli operatori più innovativi sfrutteranno l’opportunità offerta dai cambiamenti normativi.

“Il potere passerà dalle mani dei trader, che si sono arricchiti limitandosi ad agevolare le transazioni, a quelle di acquirenti e venditori, che assumeranno le posizioni ai due estremi della negoziazione”, ha dichiarato Sarah Diamond, responsabile della struttura IBM dedicata alla consulenza per i mercati finanziari. “Alla fine le società dovranno rivalutare il loro rapporto con il rischio, per individuare nuove modalità di crescita nel rinascimento del prossimo decennio”.

“Interverranno cambiamenti significativi in quanto le attuali strutture del mercato mondiale assumeranno forme decisamente diverse nel prossimo decennio. Di conseguenza saranno necessari livelli di sofisticazione, velocità e flessibilità decisamente superiori, anche solo per poter restare a galla”, ha commentato Jana Hale, Managing Director e Partner, nonché responsabile globale del trading algoritmico di Goldman Sachs.

“La passata generazione ha accettato la mediocrità senza opporre resistenza; gli investitori non perdoneranno più”, osserva Otello Sturino, Chief Administration Officer presso State Street Global Advisors. “Assisteremo a un profondo cambiamento del modello di business, giacché le aziende tenteranno di raggiungere un grado si sofisticazione superiore”.

“I clienti esigeranno maggiore scelta e un grado di personalizzazione delle informazioni superiore”, ha affermato Sanjay Vatsa, Primo Vice President, responsabile delle strategie e soluzioni per le operazioni globali di Merrill Lynch Investment Managers. “Le società dovranno conoscere il cliente molto più in profondità per potere dare vita a interazioni produttive. Ma per raggiungere questo obiettivo è necessario concentrarsi su un campo specifico. La genericità non funzionerà più, la specializzazione è il segreto del successo”.

Il capitale fugge verso i fondi indicizzati

Spinti dalla trasparenza del mercato e dalla velocità della tecnologia informatica, cuore dei moderni motori di trading, il ruolo di molti dei principali operatori di settore subirà metamorfosi, si fonderà con altri o sparirà nei prossimi anni. I trader saranno sostituiti dall’automatizzazione, e scompariranno i profitti stellari delle società. I fondi a gestione attiva (attualmente il 70% del patrimonio gestito a livello mondiale) subiranno un deflusso massiccio di capitali, in quanto gli investitori privilegeranno fondi indicizzati passivi con rendimenti analoghi. Molti broker/dealer regionali saranno acquisiti da banche universali, in uno slancio verso la crescita dimensionale. Nuove alleanze saranno cruciali per il successo, in quanto gli operatori dovranno decidere se sono disposti ad assumersi o a mitigare uno dei numerosi tipi di rischi globali. I gestori patrimoniali e broker/dealer abbandoneranno le attività di esecuzione delle transazioni, e sceglieranno di formare partenership con depositari globali o di creare nuovi centri che erogano servizi condivisi. Gli operatori vincenti saranno obbligati a modificare i modelli operativi al punto da renderli irriconoscibili per la passata generazione di trader, gestori di portafogli e consulenti.

“In conseguenza alla maggiore distribuzione delle modalità di conduzione del business, prevediamo un cambiamento drastico del modello operativo su scala mondiale. Le società dovranno rivedere le modalità e i luoghi in cui svolgono gran parte delle loro attività. Entro il 2015 il quadro sarà molto diverso”, commenta John Panchery, direttore gestionale di Securities Industry Association.

Risultati principali emersi dallo studio (1):

Mercati totalmente elettronici: la morte dell’intermediazione Man mano che l’automazione del mercato si estende al reddito fisso e agli strumenti derivati, un numero crescente di clienti rifiuterà di pagare commissioni aggiuntive per semplici transazioni. Grazie all’accesso elettronico quasi illimitato alle informazioni, i clienti potranno studiare il mercato autonomamente. L’intermediario, praticamente non esposto a rischio, non fornirà più il valore generato in passato. Il calo delle commissioni porterà a una revisione del modello di trading, mentre il numero medio di trader che operano per le banche di Wall Street calerà del 90 percento. Le persone intervistate per il sondaggio prevedono in media di organizzare le attività in base ai settori di industria, invece che ai prodotti. Il trading tramite intermediario continuerà a svolgere un certo ruolo, ma difficilmente riuscirà a produrre profitti ingenti e potrebbe anzi fungere da prodotto di richiamo per altre aree di attività più redditizie.

La separazione di Alfa e Beta. Attualmente circa il 70% del patrimonio mondiale è rappresentato da investimenti tradizionali, a lungo termine e a gestione attiva (nella maggior parte dei casi si tratta di fondi comuni). Questi prodotti attualmente riuniscono alfa (strumenti che mirano a produrre risultati superiori agli indici di mercato) e beta (strumenti che mirano a riprodurre lo stesso rendimento dei principali indici di mercato, per esempio l’S&P 500). In futuro gli investitori (sia retail sia istituzionali) saranno meno inclini a pagare commissioni alfa per rendimenti beta, e dovrà essere modificato il modo in cui i fondi sono gestiti e valutati in termini di prezzo. Due sviluppi attualmente in corso accelereranno la divisione tra alfa e beta: i trend dei fondi pensione e la performance debole della maggioranza delle gestioni patrimoniali attive. Nel prossimo decennio il numero di lavoratori in pensione salirà alle stelle e l’esplosione dei costi renderà insostenibili gli attuali piani pensione pubblici e privati. Il numero crescente di aziende che è in transizione dai sistemi pensionistici con prestazioni prefissate a sistemi con contribuiti predeterminati separa già alfa e beta, spostandosi da fondi comuni a gestione attiva a fondi indicizzati.

Sfida in corso: ottemperanza normativa. Non sorprende che, sul lato dell’acquisto, dell’intermediazione e della vendita, in cima alla lista delle sfide interne ed esterne troviamo gli obblighi normativi. In media i gestori dei mercati finanziari dedicano tra il 20 e il 30% del loro tempo nell’osservanza dei requisiti normativi; si prevede che tale situazione si protrarrà in futuro.

Lotta per la vetta: vantaggio di breve durata per il lato dell’acquisto. Probabilmente il lato dell’acquisto prevarrà nel breve periodo, principalmente grazie alla crescita degli hedge fund. Ma nel tempo gli investitori esigeranno maggiore accesso a un migliore abbinamento tra attivo e passivo. Le società sul lato della vendita, con il sostegno dei fornitori di servizi, saranno nella posizione ideale per soddisfare le esigenze degli investitori attraverso attività di risk-taking, per esempio con la creazione di prodotti strutturati. Gli intervistati sul lato dell’acquisto prevedono che le migliori opportunità di crescita saranno generate da hedge fund e private equity, al servizio degli investitori più facoltosi. Gli investitori continueranno a ricercare consulenza affidabile e sul lato dell’acquisto le strategie di distribuzione dovrebbero cambiare, discostandosi da intermediari retail e gestori patrimoniali e spostandosi verso i consulenti finanziari indipendenti e le banche universali. Di conseguenza le società riconsidereranno l’idea di riunire in un’unica entità la produzione (gestione patrimoniale) e la distribuzione (consulenza).

Vantaggio competitivo: rapporto con il cliente più innovazione. A prescindere dalle dimensioni dell’azienda, per cogliere le nuove opportunità di crescita sarà necessario sviluppare rapporti coi clienti più profondi e concentrarsi maggiormente sull’innovazione. Gli intervistati, indipendentemente dal ruolo specifico di settore, hanno riconosciuto la necessità di instaurare un forte legame col cliente e di creare prodotti differenziati, le due principali fonti di vantaggio competitivo per il prossimo decennio. Per conseguire questi obiettivi, incentrati sul cliente, le società dei mercati finanziari dovranno creare e sostenere una cultura di innovazione continua e approfondire le conoscenze delle esigenze della clientela, per sfruttare al massimo questa fonte riconosciuta come vantaggio competitivo.

Chi è destinato al successo? In generale gli intervistati prevedono che le dimensioni costituiranno un vantaggio competitivo fondamentale nei prossimi dieci anni. In particolare le banche universali, grazie alla diversificazione dell’offerta, all’ampiezza della base clienti e alla capacità del canale distributivo, sono state menzionate per il loro significativo vantaggio. Per le società che producono efficienza attraverso l’espansione di scala, sarà fondamentale conseguire altri vantaggi legati alle dimensioni – per esempio maggiore portata, profondità e ampiezza – per poter cogliere le opportunità e ridurre le pressioni sui margini. Per sostenere il ruolo di rischio scelto e le strategie di crescita futura, le società dovranno sfruttare le loro dimensioni ed evitarne i tranelli (silos o sacche interne di burocrazie, per esempio).

(1) Lo studio integrale è disponibile all’indirizzo: http://www.ibm.com/services/fm2015)

Metodologia dello studio

L’IBM Institute for Business Value e la EIU hanno intervistato 402 dirigenti di 296 società operanti sui mercati finanziari. tra le quali broker dealer, banche universali, gestori patrimoniali, hedge fund, promotori di piani di pensionamento, società di deposito, borse valori e stanze di compensazione. Il 66% dei dirigenti intervistati appartiene ai vertici aziendali (CEO, CIO, ecc) o è a capo di divisioni, la percentuale rimanente occupa posizioni manageriali con icariche che vanno da Director, a Vice President a SeniorVice President. Sono state condotte interviste qualitative con 130 dirigenti e, in associazione con la EIU, un sondaggio tra altri 272. Le interviste e il sondaggio hanno interessato tre aree geografiche (37% USA, 32% Europa e 31% Asia). Tra i segmenti studiati rientrano:

L’IBM Institute for Business Value sviluppa studi strategici basati su fatti e dati concreti, incentrati su problematiche di importanza cruciale, specifiche di settore o trasversali. L’Istituto, che fa parte di IBM Global Business Services, si avvale dell’operato dei consulenti IBM in tutto il mondo per individuare temi di interesse mondiale e proporre indicazioni pratiche applicabili localmente. Con una rete di consulenti e professionisti in oltre 160 paesi, IBM Global Business Services è la maggiore azienda di servizi di consulenza al mondo. Il presente documento rientra nell’impegno costante di IBM per fornire analisi delle principali tendenze evolutive in aree di business e nei settori d’industria e aiutare le aziende e i mercati a trasformare il proprio futuro. Per maggiori informazioni visitare il sito www.ibm.com/iibv

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