EXPO COMM ITALIA 2008: G. Capitani, ‘Mercato in affanno, ma molte le opportunità. Necessario costruire un ecosistema a sostegno dell’innovazione’

di di Raffaele Barberio |

INTERVISTA


Giancarlo Capitani

Qualche giorno fa si e tenuta a Roma, presso l’Ambasciata americana, l’evento di presentazione di EXPO COMM ITALIA 2008, la fiera espositiva dedicata all’ICT che intende rilanciare l’industria italiana dell’ICT in un contesto euro-mediterraneo. All’iniziativa, promossa dall’Ambasciatore Ronald P. Spogli, sono intervenuti, tra gli altri, il sen. Maurizio Gasparri e l’eurodeputato Gianni De Michelis. Tra gli interventi della manifestazione è stato particolarmente apprezzato quello di Giancarlo Capitani del Politecnico di Milano, che ha tracciato lo scenario di riferimento del mercato nazionale, interpretandolo in una chiave prospettica e centrata sulle dinamiche sovranazionali dell’intera regione mediterranea.

A Giancarlo Capitani, che è anche amministratore delegato di NetConsulting e socio fondatore de la-rete.net (www.la-rete.net), abbiamo chiesto di darci ulteriori elementi sulla sua chiave di lettura del mercato italiano dell’ICT e dell’IT. Ne è venuta fuori questa lunga intervista che vi proponiamo.

 

 

K4B. Prof. Capitani, in occasione della recente presentazione di EXPO COMM ITALIA 2008 presso l’Ambasciata americana, lei ha tracciato, come di consueto, lo scenario di riferimento. Quali i tratti salienti?

 

Capitani.  Ho ritenuto necessario dare un quadro relativo allo scenario entro il quale si colloca un’iniziativa come EXPO COMM ITALIA 2008, che intende guardare all’Italia dell’ICT come cerniera tra l’Europa ed il Mediterraneo. Ho cercato di delineare sia le caratteristiche del mercato italiano, con le sue peculiarità specifiche, sia il quadro internazionale con le grandi opportunità che vi si riscontrano.

 

 

K4B. Ha parlato di un mercato con una ‘dimensione dimenticata’, cosa intendeva?

 

Capitani.  Intendo riferirmi alla dimensione considerevole di questo mercato, che viene poco considerata nei disegni di politica economica. E’ un settore che vale in Italia circa 65 miliardi di euro a fine 2008. E’, inoltre, un settore nel quale dominano, e questa è già una caratteristica peculiare rispetto ad altri Paesi europei, le telecomunicazioni con 45 miliardi di euro, seguite dall’informatica con 20 miliardi di euro, ma con una previsione di crescita per il 2008 che, contrariamente agli andamenti del ciclo economico, è in controtendenza e crescerà considerevolmente di più rispetto allo scorso anno.

 

 

K4B. Un mercato da grandi numeri, ma quanto popolato?

 

Capitani.  A fine 2007 possiamo contare su uno stock di circa 91.000 imprese italiane di ICT, con una forte quanto naturale prevalenza di imprese di informatica, che incidono con circa 88.000 soggetti, un dato questo che si presta ad una doppia lettura, una positiva ed una negativa.

 

 

K4B. E cioè?

 

Capitani.  Positiva, perché questo è un tessuto che costantemente si rinnova. Abbiamo un tasso di natalità d’imprese dell’IT molto intenso, ma nello stesso tempo abbiamo anche un’elevata mortalità. Sono entrambi segni di un sistema dinamico ed in movimento. La lettura negativa è invece nel fatto che queste imprese sono troppe rispetto agli stock medi delle imprese negli altri Paesi europei, quindi sono molto frammentate, il che ci spinge a sottolineare come esse abbiano bisogno di aggregazione.

 

 

K4B. Sin qui la numerosità delle imprese e la popolazione degli addetti?

 

Capitani.  L’ICT è un settore che complessivamente impiega più di mezzo milione di persone, ma se contiamo anche gli addetti ICT che operano presso le aziende utenti, superiamo il milione di persone. Quindi è una forza lavoro a forte contenuto intellettuale la cui dimensione pochi conoscono e che andrebbe a mio parere valorizzato.

 

 

K4B. Manca la terza e determinante componente che fa il mercato: chi spende? Chi investe in ICT in Italia?

 

Capitani.  Anche qui vediamo delle particolarità non banali. Se dividiamo il mondo in tre grandi soggetti di spesa, vediamo che le imprese, sia pur lentamente rispetto agli andamenti degli altri Paesi, hanno un trend comunque positivo a partire dal 2005. Poi c’è la Pubblica Amministrazione che, soprattutto a livello centrale, registra un costante decremento nella spesa; e qui non si tratta soltanto di razionalizzazione della spesa, ma si tratta di una inequivocabile riduzione dei budget dedicati agli investimenti informatici. Parallelamente, se guardiamo all’informatica, vediamo di contro che il soggetto consumatore individuale, la famiglia per intenderci, è il soggetto più dinamico nell’adottare nuove tecnologie sul mercato italiano.

 

 

K4B. Tutti segni che ci differenziano un po’ dal resto d’Europa…

 

Capitani.  La particolarità del mercato italiano consiste nel fatto che questo è un mercato troppo concentrato sui grandi spender, troppo concentrato sulla parte alta del sistema. Le cosiddette grandi aziende, dico cosiddette perché è una classificazione di tipo statistico, quelle che hanno più di 250 addetti, generano circa il 57% della spesa totale IT in Italia. Ci sono alcuni settori nei quali questa spesa risulta ulteriormente concentrata.

 

 

K4B. Ci può fare qualche esempio?

 

Capitani.  Il settore delle banche, che è il più grande spender in Italia, circa 4 miliardi e mezzo di euro, all’interno del quale circa 20 grandi gruppi generano l’80% della spesa. Il male italiano sta nel fatto che il tessuto delle piccole-piccolissime imprese, quindi circa 4 milioni di soggetti, incide soltanto per il 18% sulla spesa informatica totale in Italia e questa è la ragione fondamentale del ritardo di diffusione dell’informatica nel nostro Paese.

 

 

K4B. Alcuni dei tratti da lei indicati sono preoccupanti, se ne può uscire?

 

Capitani.  Si, credo che possiamo dare una lettura di queste debolezze in termini di opportunità e credo che in Italia esistano cinque grandi opportunità. La prima è rappresentata dal “soggetto imprese” nella loro totalità. Le imprese italiane hanno un ritardo complessivo di adozione di profilo strategico delle tecnologie ICT a supporto non solo della loro efficienza ma della loro capacità di essere competitive sui loro mercati.

 

 

K4B. E’ un ritardo non da poco…

 

Capitani.  Sì, ma non ci sono strade senza ritorno e ciò di cui sono convinto è che la situazione ci offra cinque grandi sfide, banalissime concettualmente quanto difficilissime da vincere; sono cinque grandi sfide che oggi le imprese italiane devono affrontare, non solo per svilupparsi, ma prima di tutto per sopravvivere. Le cinque sfide sono: l’internazionalizzazione, la filiera su reti lunghe, le catene logistiche, la velocità di cambiamento e la velocità nel portare nuovi prodotti e servizi sul mercato, la competitività su mercati lontani e, non ultimo, il tema delle acquisizioni e fusioni.

 

 

K4B. A proposito di queste ultime, sembra ancora vincente, anche nell’ICT, il motto del ‘piccolo è bello’?

 

Capitani.  Il 2007 è stato l’anno record in Italia per numero di acquisizioni e fusioni per loro valore 443 grandi operazioni, di cui 115 Italia su estero. Vuol dire che le imprese italiane stanno espandendosi all’estero attraverso acquisizioni. Ma non c’è dubbio che per vincere queste sfide in tempo breve ci sia bisogno di un supporto importante da parte delle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni. Questa è una prima grande opportunità. La seconda grande opportunità è data dal territorio. Ce ne dimentichiamo spesso, ma l’economia italiana è un’economia di territori all’interno dei quali sussistono “relazioni di rete” tra imprese tra operatori. Peccato che queste relazioni di rete non siano supportate dalle tecnologie.

 

 

K4B. E allora, cosa fare?

 

Capitani.  E da qui che bisogna partire, perché è questa la nostra grande opportunità. Abbiamo un tessuto di medie imprese molto spesso collocate all’interno di distretti industriali o di sistemi locali che tra il 2000 e il 2006 hanno espresso le performance migliori rispetto a tutti gli altri livelli dimensionali d’imprese.

Tuttavia, queste imprese sono localizzate prevalentemente nel cosiddetto centro-nord-est, con una presenza di gran lunga minoritaria all’interno dei territori meridionali. E questo rappresenta un ulteriore gap…

 

 

K4B. Ma quanto pesa la domanda pubblica? Dobbiamo ancora una volta guardare alla commessa pubblica come sollecitatore di mercato?

 

Capitani.  Le direttive che il Cnipa ha emanato per lo sviluppo di azioni di eGovernment per gli anni 2009-2011 prevedono 14 linee d’azione estremamente importanti, che si compendiano in tre grandi filoni. Il primo è quello dell’efficienza dei processi interni alle pubbliche amministrazioni: parliamo tanto di digitalizzazione, ma dentro questo termine ci sono tanti progetti e tante azioni di tipo strutturale. Il secondo e’ quello dell’innovazione nei servizi on line destinati ai cittadini e alle imprese. Il terzo è quello dell’innovazione in termini di penetrazione maggiore delle infrastrutture ovvero delle tecnologie di rete ovvero della larga banda, del WI FI, perché uno dei problemi è quello di dotare il territorio della capacità di accedere ai benefici delle nuove tecnologie.

 

 

K4B. Prima accennava alle regioni meridionali, che rappresentano un gap nel numero di aziende. Possiamo ritornare a quelle considerazioni?

 

Capitani.  Facevo riferimento al Mezzogiorno perché è un argomento che va gestito come opportunità. Il Sud ha un livello aggregato di spesa per abitante che è di circa 154 euro contro i circa 360 euro di media nazionale. Quindi il divario è potente e pesante. Tuttavia, come è noto, nel Mezzogiorno ci sono tanti tesori nascosti e c’è sicuramente una domanda molto frammentata. In questo senso, penso che bisognerebbe cominciare ad aggregare questa domanda frammentata attorno a dei poli, attorno a dei cluster di tipo settoriale.

 

 

K4B. Nella presentazione di EXPO COMM all’Ambasciata americana ne ha presentati cinque , se non sbaglio…

 

Capitani.  Si, ne ho indicati cinque che fanno già parte di alcuni progetti presenti nel Mezzogiorno. Sono il polo della logistica, il polo turistico, il polo crocieristico, il polo delle telecomunicazioni, il polo aerospaziale. Ecco, aggregare questa domanda, quindi riconfigurare la filiera, potrebbe evocare un’azione di aggregazione di questa domanda frammentata e quindi alzarne sicuramente il peso specifico, ovvero la qualità, per poter supportare davvero lo sviluppo del Mezzogiorno.

 

 

K4B. Capitani, ce la faremo a far ripartire il sistema, il mercato dell’innovazione del Paese?

 

Capitani.  Certamente non è facile. Non è facile per le singole imprese, non è facile per i soggetti pubblici, ma sicuramente le politiche dovrebbero cominciare a dare delle risposte, indirizzando la domanda e l’offerta su queste cinque opportunità. Bisogna creare degli ecosistemi nazionali e locali che riescano ad aggregare e a rendere sinergiche tutte le azioni dei tanti innovatori presenti sul lato pubblico, sul lato della domanda privata, sul lato dell’offerta, che esistono nel nostro Paese.

 

 

K4B. E allora di che cosa abbiamo bisogno?

 

Capitani.  Abbiamo bisogno di una grande cabina di regia al livello nazionale e di tante cabine di regia a livello locale che siano in grado di creare questo ecosistema per fare, per promuovere, per supportare la creazione di innovazione basata sull’ICT che riesca a fare un salto strutturale alla crescita del nostro Paese.   

  

 

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