INTERVISTA
L’uscita del presidente francese Sarkozy ha stuzzicato in forme imprevedibili il dibattito italiano sulla televisione, un dibattito che in questi mesi sarà segnato dall’impegno delle forze politiche sulla riformulazione del sistema televisivo italiano.
Sui temi sollevati dal presidente francese, abbiamo voluto raccogliere le considerazioni di Francesco Siliato, partner di Studio Frasi e docente al Politecnico di Milano, ma con impegni istituzionali di tutto rilievo (membro del comitato ministeriale Italia Digitale 2010 e consigliere di amministrazione della Fondazione Ugo Bordoni).
K4b. Allora Siliato, tutti pazzi per Sarko? Cosa pensa dell’ultima uscita del presidente francese?
Siliato. La proposta formulata dal Presidente francese è molto interessante per diversi aspetti. Innanzitutto perché affida al servizio pubblico un ruolo trainante nel suo progetto di rinascita culturale.
K4b. Certo, viene ribadito il ruolo del servizio pubblico, ma con un diverso modello di business, che non può non modificare le scelte operative, non trova?
Siliato. Per la verità mi pare che Sarkozy non parli di un’eliminazione del canone. Il contributo dei cittadini è infatti essenziale per garantire al servizio pubblico la propria indipendenza. Ma piuttosto che far pesare sulle loro tasche l’innovazione verso il digitale, propone una “tassa di scopo” a carico delle entrate pubblicitarie delle reti televisive commerciali.
K4b. Un po’ come si provò a fare qualche tempo fa in Italia con il sostegno al cinema attraverso forme “inusuali”…
Siliato. Non direi, al contrario di quella soluzione da lei ricordata e proposta in un primo tempo anche in Italia a sostegno dell’industria cinematografica, in questo caso il flusso finanziario va dalle imprese private verso il bene pubblico. Quindi esce dal mercato, non interferisce con i processi di sviluppo e con le procedure decisionali delle imprese private concorrenti. Inoltre è una tassa già pagata con le maggiori entrate.
K4b. Ammetterà che sarebbe una rivoluzione copernicana, se applicata al marmoreo sistema televisivo italiano…proviamo a delineare uno scenario plausibile?
Siliato. Eliminare la pubblicità dal servizio pubblico significa dirottarla sulle reti private che ne saranno le maggiori, se non esclusive, beneficiarie. Le nuove risorse in arrivo verso gli editori privati fungeranno anche da slancio ai nuovi entranti nel sistema televisivo. Quegli operatori di televisione digitale, soprattutto terrestre, che potranno così meglio affrontare la concorrenza con gli incumbent, i vecchi operatori di tv analogica.
K4b. Lei sta delineando in un certo senso uno stravolgimento del tradizionale confronto competitivo
Siliato. La sfida televisiva tra il pubblico ed il privato, in questo caso, si sposterà tutta sul fronte dei contenuti.
K4b. E la corsa al cliente pubblicitario?
Siliato. Non sarà più la concorrenza su chi prende il cliente pubblicitario più grosso a prevalere, perché prevarrà chi è capace di offrire al pubblico i contenuti migliori, più interessanti.
In questo, il progetto di Sarkozy sulla rinascita culturale del Paese si sposa con l’eliminazione della pubblicità dal servizio pubblico. Quindi più slancio alla concorrenza sulla televisione digitale, un’offerta di migliore e più libera qualità, una tassa di scopo già pagata dalle maggiori entrate. Si tratta quindi di un tutto armonico.
K4b. Una valutazione culturale “di sistema”, mi sembra di capire…senza nessuna piega?
Siliato. L’unica disarmonia che riscontro riguarda il coinvolgimento dei nuovi media, ed in particolare di Internet. Per quanto “infinitesimale” come ha sottolineato il Presidente francese, una tassazione agli internet provider, non mi pare rientri nella logica di sviluppo delle nuove piattaforme digitali.
K4b. Le dichiarazioni di Sarkozy hanno sollevato molti commenti in Italia, quanto potrebbe pesare una scelta francese in tal senso sul sistema italiano?
Siliato. Per quel che riguarda la situazione italiana, come è noto il disegno di legge sulla Rai del Ministro Paolo Gentiloni anticipa la proposta Sarkozy, prevede infatti l’eliminazione della pubblicità da una rete del servizio pubblico. Il Ddl sulla televisioni private, con il famoso limite del 45% sulla pubblicità televisiva, ha anch’esso il senso di rendere possibile l’ampliamento del mercato televisivo nel futuro digitale, dove la Francia ci ha già superato pur essendo partita dopo di noi, oltre che in un presente analogico eccessivamente bloccato.
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