BBF 2007. De Chiara: ‘Vincente lo stop alle vendite di televisori analogici’Intervista a Piero De Chiara (DGTVi)

di di Raffaele Barberio |

Attesa per il Piano digitale dell’AgCom e invito ai broadcaster a cogliere l’occasione di una profonda modifica delle loro reti.

INTERVISTA


Piero De Chiara

Tra i partecipanti al BBF 2007, Piero De Chiara, presidente di DGTVi, l’associazione dei grandi broadcaster pubblici e privati, nata per promuovere il digitale terrestre in Italia.

Abbiamo chiesto a Piero De Chiara di darci lo stato dell’arte del settore, anche alla luce delle dichiarazioni rese dal Ministro Gentiloni proprio al BBF 2007.

 

 

K4B.   De Chiara, dopo aver galoppato ventre a terra diventando prima in Europa, la Tv digitale terrestre italiana sembra rallentare, mentre gli altri avanzano…?

 

De Chiara.   Si è vero, nell’ultimo anno c’è stato un rallentamento nella diffusione del digitale terrestre. E, non solo in UK, ma anche in Francia e Spagna, che erano partite dopo di noi, si registra un passo di marcia migliore.

 

 

K4B.   Perchè?

 

De Chiara.   La spiegazione è semplice: i due driver della fulminea partenza italiana erano stati gli incentivi ai decoder, che non sono più proponibili, e l’offerta pay, che va bene, ma da sola non può trainare la migrazione.

 

 

K4B.   È possibile recuperare il ritardo e rilanciare il settore?

 

De Chiara.   Stiamo reimpostando il progetto su tre pilastri: quello dei ricevitori, quello delle aree all digital e quello dei contenuti.

 

 

K4B.   Cosa prevedete per ciascuno di essi?

 

De Chiara.   Quanto ai ricevitori l’annuncio dato dal Ministro Gentiloni al BBF 2007 è decisivo. Proibire i televisori solo analogici è una scelta molto efficace in un mercato caratterizzato da un turn over di cinque milioni di pezzi l’anno. Con una previsione cauta, possiamo quindi stimare, per solo effetto di sostituzione, 15 milioni di televisori digitali a fine 2011, più 9 milioni di decoder e videoregistratori digitali. Il rispetto della scadenza del 2012, insomma, è più che realistico.

 

 

K4B.   Fermiamoci un momento sul processo di spegnimento del segnale analogico, come procede?

 

De Chiara.   Il 2007 è stato l’anno del successo dello switch-over a Cagliari ed Aosta. L’operazione si è svolta senza problemi, dimostrando la capacità di coordinamento tra le imprese e il Ministero. Ma non solo, quel che più conta è che in poche settimane la maggior parte dell’ascolto si è spostato dall’analogico al digitale, a dimostrazione che quando alcuni contenuti sono disponibili solo in digitale, i telespettatori si spostano velocemente. Il 15 novembre prossimo, l’esperimento verrà esteso a tutta la Sardegna e nel 2008 in una grande regione del nord.

 

 

K4B.   Quali strategie per rispettare le scadenze previste?

 

De Chiara.   Il successo dello switch-over per aree è andato oltre le aspettative e ci auguriamo che si possa stilare al più presto un Piano nazionale che indichi le date per ciascuna Regione, cosa che darebbe certezza e impulso agli investimenti.

 

 

K4B.   Vuol dire che è diventata una strada in discesa?

 

De Chiara.   Non direi, vi sono ancora due difficoltà. La prima è l’utilizzo delle frequenze. Quando il 1° marzo del 2008 dovremo spegnere tutti i programmi analogici su tutta la Sardegna, non sarà possibile convertire le frequenze una a una. Ripetere in digitale la ridondanza dell’analogico sarebbe una follia contraria ai trattati internazionali. Dovremo quindi passare a una pianificazione monofrequenza: ciascun MUX dovrà trasmettere su una sola frequenza su tutta la Regione. Come dimostrano gli studi dei consulenti AgCom, in questo modo sarà possibile restituire alle imprese le stesse coperture e capacità ottenibili con la conversione uno a uno e in più potremo finalmente rispettare i trattati internazionali e essere protetti da interferenze dall’estero. Più di un terzo dello spettro, inoltre, non sarà più usato dalla televisione e darà un consistente dividendo per usi di telecomunicazioni.

 

 

K4B.   A quel punto, con le frequenze potremmo esserci?

 

De Chiara.   Così sembra, a condizione però che l’AgCom pubblichi il nuovo Piano digitale in tempi utili e che le imprese sappiano cogliere l’occasione di una profonda modifica delle loro reti. Segnali conservatori ci sono e rischiano di compromettere l’unico percorso possibile, stante gli attuali usi dello spettro in banda terza quarta e quinta in Italia.

 

 

K4B.   …e la seconda difficoltà?

 

De Chiara.   L’altra difficoltà dell’estensione delle aree all digital è il sostegno alle famiglie più povere. In Sardegna e Val d’Aosta si sono finanziati i decoder di tutte le famiglie. Nelle altre Regioni ciò non sarà possibile, ma occorrerà studiare almeno uno schema di aiuti minimi che garantisca che nessuna famiglia, nessun anziano povero resti escluso dai programmi televisivi.

 

 

K4B.   Rimane il problema dei contenuti…

 

De Chiara.   Si, quello dei contenuti esiste, è il grande assente del mercato italiano. Con l’eccezione delle aree all digital, nel resto d’Italia la piattaforma digitale terrestre è usata molto poco, molto meno che all’estero. Peraltro, quei non molti contenuti che già sono in onda, sono poco valorizzati. Ancora non è in funzione un sistema di ordinamento automatico dei canali e un’identità di piattaforma simile alla Freeview britannica. 

 

 

K4B.   Le imprese come stanno rispondendo?

 

De Chiara.   Le imprese finora hanno promosso solo la propria offerta, ma nessuna da sola ha una massa critica sufficiente. I primi dati d’ascolto sui canali digitali terrestri stanno però dimostrando che i canali terrestri gratuiti sono destinati ad avere ascolti migliori dei canali satellitari. La logica d’impresa lascia prevedere che a questo punto, anche sulla base della proiezione dei televisori digitali e a maggior ragione se sarà noto un piano di spegnimenti per aree geografiche, è arrivato il tempo di nuovi investimenti in contenuti.

 

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