Key4biz

Contro il digital divide? Wimax, NGN (Next Generation Networks) e regole chiare per competere

INTERVISTA


Nuove tecnologie e nuovi servizi che si susseguono l’uno dopo l’altro, nuovi prodotti e nuove modalità d’uso da parte di imprese, consumatori, cittadini.
La Società dell’Informazione sembra sempre più vicina, ma la lente deformante del digital divide rischia di escluderne il coinvolgimento attivo di parte significativa della popolazione. 
In Italia il problema è più rilevante che in altri Paesi, nonostante la forte penetrazione della telefonia mobile che fa dell’Italia uno dei mercati più avanzati. Ed il governo ha posto il problema in cima all’agenda politica. La necessità di far crescere la banda larga, la creazione delle Next Generation Network, la gestione delle risorse necessarie, l’ingresso degli enti locali nella gestione di servizi e reti locali, la prevista asta per le frequenze del Wimax, sono alcuni dei temi su cui si giocherà il successo del cammino intrapreso alcuni anni fa dal Paese e su cui si decideranno le opzioni di rilancio della nostra economia.

 

Alcatel-Lucent è una della grandi imprese globali più attive nella creazione e lancio di nuovi servizi e, contestualmente, nella individuazione di soluzioni che contrastino il digital divide.

Abbiamo incontrato Andreas Schneider, Amministratore delegato di Alcatel-Lucent Italia e Vice President di Alcatel-Lucent, un capo azienda finalmente giovane e di consumata esperienza internazionale, con una vision a tutto tondo e con un metodo orientato alla concertazione dei soggetti in campo, per rafforzare l’azione di rilancio del sistema-Paese nel suo complesso. Con lui abbiamo parlato di questi temi, con un occhio alle valutazioni strategiche di sviluppo dell’infrastruttura e con l’altro alle scelte contingenti del momento relative al Wimax, su cui potrebbe pesare il rischio di scelte di standard (16d o 16e?) inadatte allo sviluppo tecnologico del settore. Ecco le risposte che ci ha dato.

 

K4b.  Competere per crescere, è la regola per costruire la società dell’informazione. Schneider, quanto è importante adottare strategie adeguate di accesso alla rete?

 

Schneider.  Direi che è fondamentale. Lo sviluppo prossimo venturo del nostro Paese si gioca sul terreno dell’accesso alla rete, o meglio, dell’accesso alla rete in larga banda, tanto larga da abilitare all’utilizzo delle tecnologie digitali e di farlo assicurando i massimi livelli di interattività.

 

K4b.  La banda ormai deve essere larga, anzi larghissima. 2, 4, 20, 50 MB; l’assicella si alza sempre più, ma per far cosa?

 

Schneider.  Per fare impresa in mercati sempre più delocalizzati; per fare e-commerce e sviluppare reti commerciali che abbiano come orizzonte uno skyline globale; per utilizzare i servizi integrati di eGovernment che riformulino il rapporto tra cittadino ed amministrazioni pubbliche; per portare assistenza sanitaria e istruzione superando tutti i divide geografici e sociali.

La società è sempre più digitale e globale: è un dato incontrovertibile. Altrettanto incontrovertibile è la compressione dei tempi: di innovazione, di ciclo economico, di trasformazione sociale. Occorre pertanto saper cogliere i segnali deboli e, soprattutto, non perdere tempo e restare al passo.

 

K4b.  E in questo contesto generale, l’Italia come si colloca?

 

Schneider.  Il nostro Paese sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, anche emergenti e non pianificati, ma che occorre saper gestire, affinché diventino opportunità di sviluppo e non degenerino in pesanti fardelli che potrebbero penalizzarci per i prossimi decenni.

Ecco perché sulla larga banda converge il futuro competitivo della nostra economia, la crescita della nostra società. Dobbiamo ridefinire il settore delle comunicazioni e, per tale via, il sistema competitivo ed economico del Paese. Da tempo si parla della larga banda come di un diritto universale, dal quale non possono restare esclusi i 6-7 milioni di cittadini che ora non accedono alla rete, ma se vogliamo davvero innovare il nostro sistema economico, facendo progredire di pari passo quello sociale, è necessario innovare la rete di accesso di tutto il territorio, compatibilmente con le esigenze degli utenti e, cosa molto importante, secondo principi di efficienza economica.

 

K4b.  Come valuta complessivamente il settore delle comunicazioni in Italia?

 

Schneider.  E’ un settore nel quale lavorano migliaia di persone di grande professionalità, ma che è costantemente minacciato da una concorrenza che si sta trasformando e che ci impone sia di reagire che di agire come sistema, a tutela di una ricchezza economica e di know-how che non deve essere dispersa. Non chiediamo protezionismo, ma regole chiare ed uguali per tutti. Faccio un esempio: l’introduzione nelle gare pubbliche di assegnazione dei lavori di un fattore che premi chi è presente in Italia, investe in ricerca, paga le tasse, genera occupazione, segue principi di sostenibilità (dal trattamento dei lavoratori ai processi produttivi eco compatibili), per non ridurre la competizione alla sola variabile prezzo. Diversamente il confronto è sul terreno della gara al ribasso, con rischi concreti di decadimento delle prestazioni offerte e delle incompatibilità ambientali e sociali che tale corsa al ribasso può nascondere. Un apparente risparmio, può trasformarsi in una perdita secca per l’intero sistema. E’ storia della cronaca dei nostri giorni.

 

K4b.  Uno dei nodi sul tappeto è quello relativo alla copertura del territorio…ed in Italia a che punto siamo?

 

Schneider.  In Italia la copertura dei servizi a banda larga ha raggiunto, a fine settembre 2006, l’88% della popolazione, un dato di cui essere orgogliosi, se non fosse per il fatto che ci si avvicina ormai sempre più ad una soglia oltre la quale sarà difficile andare: la soglia, appunto, del digital divide di lungo periodo ovvero quello in cui l’abilitazione dei servizi di larga banda richiede interventi lunghi e costosi.

 

K4b.  Lo spettro da evitare è quello del digital divide. Lei indica spesso nella P.A. il soggetto che può giocare un ruolo fondamentale nel combatterlo…

 

Schneider.   Il vero driver è sempre il sistema nel suo complesso e l’altro driver principale è il mercato, che oggi non sta però dando tutte le risposte che servono al Paese. In questo contesto, dunque, la P.A. diventa sicuramente un motore fondamentale per portare la banda larga in Italia ai livelli a cui dovrebbe essere e che io chiamo “banda ultra larga”, che non è quella che viene spesso indicata oggi e che non significa nemmeno banda larga garantita. Si sente ancora parlare di 128 kb, 256 kb… sono i valori che incontriamo continuamente, ma questa non è banda larga. Quando parliamo di banda larga vera per il futuro dobbiamo parlare almeno di 20 Mb garantiti.

La P.A., col la necessità di banda larga che colleghi tutti gli uffici pubblici, crea una domanda enorme e fa da motore in tutta Italia. Dal momento che le infrastrutture della banda larga arrivano nella P.A., di ciò beneficiano anche gli altri uffici pubblici centrali e locali, grazie ad una migliore capacità di accesso e ai costi contenuti.

Un altro ruolo fondamentale che la PA può svolgere è quello di agevolare la creazione di ciò che indichiamo come “Next Generation Network“, ovvero quello di abbattere le barriere per l’accesso a certe infrastrutture, perché oggi questi ostacoli persistono e creano costi maggiori nello sviluppo di una rete a banda ultra larga.

 

K4b.  Scusi, in che senso…

 

Schneider.  Nel senso che la disponibilità e la condivisione delle infrastrutture sarà il punto chiave di queste nuove reti. La P.A. è chiamata a svolgere, a mio avviso, un ruolo di facilitatore nell’accesso condiviso e nello sviluppo di infrastrutture passive. Ci sono esempi in Svezia o in Francia in cui la P.A. può incentivare l’utilizzo condiviso delle infrastrutture esistenti, coordinare l’accesso ai lavori civili delle varie utilities e soprattutto sfruttare al meglio i fondi strutturali per investire in infrastrutture nelle aree non servite.

 

K4b.  Quali i fronti su cui intervenire?

 

Schneider.  A mio parere vi sono due aspetti rilevanti, sia pure con collocazioni temporali differenziate. Sono due importanti tecnologie, rivoluzionarie nelle loro potenzialità, che sono attualmente al vaglio delle autorità normative in tutti i Paesi, in Italia ed in Europa: il WiMAX e le reti di accesso di nuova generazione.

Le segnalo con forza per ribadire una volta di più che l’approccio non deve soltanto cercare di trovare una risposta a necessità impellenti e di breve periodo, ma deve tenere in conto degli scenari futuri e delle potenzialità di evoluzione.

 

K4b.  In questo quadro, Wimax e banda larga sembrano le parole d’ordine del momento…

 

Schneider.   Si, certo, ma non solo…Le questioni aperte che dovremo affrontare nei prossimi mesi potrebbero dischiudere grandi opportunità utili per ridefinire il settore delle comunicazioni e, più in generale, il sistema economico e competitivo del Paese. Il WiMAX quale chiave di volta nella risoluzione del digital divide, il futuro della rete di Telecom Italia, lo sviluppo delle reti in fibra ottica, sono solo alcuni dei temi all’ordine del giorno. La tecnologia per affrontarli nel modo più adeguato esiste ed è disponibile. E’ necessario lo sforzo congiunto di tutti gli attori del sistema, ma soprattutto è importante definire con chiarezza il contesto in grado di permettere al mercato italiano delle comunicazioni di competere a livello internazionale e di crescere, con beneficio di tutti.

 

K4b.  Come indirizzare una risorsa tecnologica come il Wimax? Si parla di WiMax fisso e di WiMax mobile, quali sono le vostre valutazioni ed aspettative?

 

Schneider.  Il WiMAX può essere la chiave di volta nella risoluzione del digital divide (circa il 12% del territorio), la governance della rete di accesso in rame per una maggiore competizione tra gli operatori, lo sviluppo delle reti di accesso di nuova generazione in fibra ottica per mantenere l’Italia al passo con i paesi più industrializzati, sono i temi più importanti da affrontare con approccio sistemico e lungimirante.

Quando si parla di WiMax si devono distinguere due standard: uno, ormai definito vecchio, che è quello 2004 anche conosciuto come versione 16.D; e poi c’è il WiMax 2005, il nuovo standard, che di fatto è lo standard mondiale di mercato ed è la cosiddetta versione 16.E.

Pertanto, quando si parla di WiMAX è bene non limitarsi allo Standard 2004, che assicura solo accesso wireless per servizi di tipo fisso.

Occorre favorire l’utilizzo del più innovativo Standard 2005, che presenta vantaggi in termini di ottimizzazione dello spettro e di maggiore efficienza della rete, con riduzione delle base station da installare e dei conseguenti investimenti per la realizzazione delle reti e che consente l’accesso wireless oltre che di tipo fisso anche in condizioni di nomadicità.

 

K4b.  Allora Wimax mobile contro Wimax fisso, nuovo contro vecchio?

 

Schneider.   La vera differenza, quindi, non è tanto tra wireless fisso e mobile, ma è data dal più alto tasso di efficienza del nuovo standard rispetto al vecchio.

La versione 2005, essendo più nuova, sfrutta molto meglio le frequenze e dunque ha come conseguenza l’esigenza, a parità di banda, di una minore quantità di investimenti. Il che significa anche meno antenne e accesso con maggior facilità per gli utenti finali. Poi, certo, vi è anche il concetto di mobilità nello standard 2005 che la vecchia versione 2004 non ha. Ecco perché per il futuro dobbiamo pensare al WiMax con Standard 2005, che sfrutta al meglio tutte le risorse di sistema e assicura elevati livelli di qualità.

In questo contesto auspichiamo che nell’assegnazione delle frequenze, che sarà coordinata dal Ministero delle Comunicazioni in base al Regolamento definito dall’AGCOM lo scorso 9 maggio, gli operatori licenziatari possano aver modo di ottenere blocchi di frequenza contigui e non disgiunti, affinché ci sia un utilizzo più efficiente delle frequenze, grazie al dimezzamento delle bande di guardia tra i vari operatori, e la disponibilità di maggior banda a beneficio degli utenti finali. La creazione di blocchi contigui di frequenza potrebbe avvenire anche a fronte di un coordinamento tra i vari operatori licenziatari ed il Ministero. E sarebbe forse la miglior soluzione operativa.

 

K4b.  Poi c’è il problema della Rete o, meglio, della Rete di Nuova Generazione, la Next Generation Network…

 

Schneider.  Si, il vero salto lo faremo rammodernando tutta l’infrastruttura. Ormai, il doppino telefonico che ci aveva permesso di essere all’avanguardia nella diffusione dell’ADSL non è più sufficiente ad assicurare l’ampiezza di banda (oltre i 20 Mb/s) necessari per i servizi convergenti e per un triple play di qualità. Occorre iniziare a pensare e sviluppare la rete di accesso di nuova generazione basata sui collegamenti in fibra ed  aperta ad una reale concorrenza tra operatori, per il bene innanzitutto degli utenti.

  

K4b.  Bisogna decidere come farla. C’è un problema di tempi, di risorse e di metodo. Quali sono le sue considerazioni su questi tre aspetti?

 

Schneider.  I tempi per me non sono mai abbastanza corti. Basta guardarsi intorno, soprattutto fuori dall’Italia, per capire che bisogna darsi un’accelerata quando parliamo della banda ultra larga. Ma è chiaro che non si fa nulla senza i soldi, quindi occorre trovare una soluzione che riesca a bilanciare gli investimenti su infrastrutture che poi permettano un ritorno economico. Chiaramente oggi ci sono tecnologie, per esempio la fibra ottica, che costano molto meno di 7 anni fa. Questo vuol dire che la fibra è diventata molto più accessibile, quindi è importante valutare di portare la fibra ottica all’utente finale, perché sarà la fibra a garantire un certo tipo di banda e un certo livello di qualità.

 

K4b.  Allora fibra contro trasmissione radio?

 

Schneider.  La parola d’ordine è integrazione. Una maggiore disponibilità di fibra è necessaria anche allo sviluppo delle reti di accesso del Wimax. In sostanza, il WiMAX ci consentirà di coprire localmente in modalità radio la connessione tra l’utente e la rete di aggregazione, ma le stazioni radio base del WiMAX, che raccolgono e aggregano il traffico locale degli utenti, devono essere collegate a larghissima banda con il resto della rete e quindi la fibra giocherà un ruolo fondamentale.

Auspichiamo, come mostra anche il testo della consultazione pubblica dell’AGCOM sulla “Rete d’accesso”, che si possa definire un ambito regolamentare che oltre ad essere di tipo pro-competitivo, favorisca concretamente l’afflusso di investimenti, affinché si realizzino reti e servizi innovativi. Riteniamo che questo possa avvenire grazie alla possibilità per gli operatori di  competere su un modello facility-based, in cui gli asset che sono per loro natura non replicabili, quali cavidotti o cablaggi verticali, possano essere governati e gestiti in modo da permetterne la condivisione tra i vari operatori.

Ma l’evoluzione del quadro regolamentare non è sufficiente se questo non si inquadra all’interno di una policy nazionale, che veda coinvolti tutti gli attori del settore e tutte le realtà significative, per lo sviluppo delle reti di nuova generazione.

 

K4b.  Di cose da fare ce ne sono tante. Chi deve decidere dovrà valutare con accortezza…

 

Schneider.  Alla base di tutto deve esserci, a mio parere, una programmazione industriale ambiziosa e lungimirante, nella quale il Governo, le Autorità di settore, i Ministeri, le Pubbliche Amministrazioni Locali e gli altri organismi preposti, devono impegnarsi e collaborare per progettare il futuro del Paese che sia di successo e non di stallo.

 

K4b.  Con quali regole?

 

Schneider.  Regole chiare e azioni che stimolino e guidino il comportamento dei privati. Come? Ad esempio, dare concretezza al Sistema Pubblico di Connettività e collegare in banda larga la PA, gli uffici pubblici, gli enti, i distretti industriali. Armonizzare le iniziative locali, perché non restino tali ma vengano messe a fattor comune e replicate. Sburocratizzare le procedure per attirare finalmente veri investimenti e per accorciare i tempi di realizzazione delle infrastrutture.

 

K4b.  Il Ministro Gentiloni ha detto che c’è molto da fare e ne siamo consapevoli. Ma ha auspicato  essenzialmente il coordinamento tra le azioni delle istituzioni e il coordinamento dell’azione delle imprese. Qual è la sua opinione?

 

Schneider.   Concordo pienamente col Ministro. Non posso dire altro che in questa fase così cruciale per il Paese, in cui veramente decidiamo della capacità innovativa per la crescita futura, bisogna essere assolutamente coerenti e puntare tutti nella stessa direzione. Altrimenti il risultato è solo uno spreco di risorse e abbiamo numerosi esempi. Occorre invece coesione e una Governance cooperativa  per il bene del Paese. Questa è la teoria, i fatti li vedremo dall’operato concreto delle donne e degli uomini.

Exit mobile version