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Il Tempo e la Memoria: ‘Investire in cultura farà crescere la società dell’informazione’. Intervista ad A. Radic (Alcatel-Lucent)

INTERVISTA


L’alluvione di Firenze, Cinecittà e Miss Italia, l’occupazione dei sovietici in Ungheria del ’56, l’entusiasmo degli anni di Solidarnosc, i minatori di Marcinelle in Belgio, il boom economico degli anni ’60 e la motorizzazione, il crollo del muro di Berlino sono solo alcune delle immagini più significative che raccontano gli ultimi 50 anni di storia in Italia, Belgio, Portogallo, Polonia e Ungheria. 
E il contenitore è dato dal progetto Shpaena, finanziato dalla Commissione europea nel quadro delle iniziative “cultura 200″ , che ha coinvolto l’agenzia ANSA assieme alle più importanti agenzie degli altri quattro paesi che hanno preso parte al progetto. 
L’iniziativa è articolata in cinque appuntamenti che avranno luogo nelle rispettive capitali europee dei Paesi che l’hanno promossa. Il primo appuntamento, Tempo, vita, memoria è a Roma dal 3 al 19 maggio con una mostra di 140 immagini che raccontano la storia di 3 generazioni. Dal 3 al 19 maggio, con ingresso gratuito. A sostenere con convinzione l’iniziativa, Alcatel-Lucent Italia, che del mecenatismo culturale ha fatto una strategia guardando alla fotografia come ad  una delle modalità espressive privilegiate. Ne abbiamo parlato con Andrea Radic, Direttore della Comunicazione e delle relazioni istituzionali di Alcatel-Lucent Italia.

 

k4B. Andrea Radic, come nasce l’attitudine di Alcatel-Lucent al mecenatismo culturale?

 

Radic. Quella di oggi è stata per noi una conferma del fatto che la fotografia nelle sue molteplici possibilità culturali è uno strumento di grande comunicazione, di grande fascino. Uno strumento che genera e scatena arte e piacere nelle persone che vengono in contatto con questa forma di cultura artistica. In particolare quella di oggi è stata iniziativa fatta insieme all’Ansa e alle altre agenzie europee che è un gruppo presente in 130 paesi e conferma di avere un’attenzione particolare per la storia che i Paesi portano con sé e della storia sono testimoni i media, in particolare i fotografi che ne fanno l’immagine e l’attimo fuggente che rimane però poi nella memoria collettiva.

La sede del Senato è stata di un prestigio senza precedenti e noi siamo molto orgogliosi, ovviamente, di avere potuto varcare la soglia della principale istituzione del Paese con un’iniziativa di grande respiro gratuita. Sottolineo gratuita perché per noi la fotografia è uno strumento di democrazia culturale e la democrazia è gratuita. L’accesso alla cultura fotografica deve essere libero per tutti e ciascuno deve avere la possibilità di godere della propria emozione che magari è  differente da quella  di chi è accanto e magari farlo senza problemi e senza nessun tipo di costrizione.

 

k4B.  Alcatel-Lucent è uno dei più grandi attori nella scena dell’ICT italiana, quindi bit, tecnologie, qualcosa di apparentemente molto freddo. La fotografia fissa in un solo scatto le emozioni del momento. Voi avete raccontato, attraverso questa mostra, le emozioni di 5 paesi a cavallo tra est e ovest e in Italia che è anche la radice di questa Europa, perché 50 anni fa è stato firmato il Trattato di Roma. I simboli sono importanti, in tutto questo qual è il punto di vista di Alcatel-Lucent grande soggetto mondiale, ma con forti radici europee?

 

Radic. In tutto ciò la sintesi è la salvaguardia della nostra italianità. Noi siamo un gruppo presente in 130 paesi, ma siamo un gruppo che occupa e produce in Italia. Occupa circa 3.000 persone di cui un terzo nella ricerca e sviluppo, quindi siamo uno dei pochi gruppi nazionali che ancora salvaguardano l’occupazione di altissimo livello in Italia e lo facciamo convinti che il sistema delle nostre Università e il valore aggiunto dei cervelli che produciamo in Italia sia qualcosa di irrinunciabile. Intorno a questo ci è piaciuto costruire il progetto di Alcatel-Lucent per la cultura, un brand nel brand, insomma un elemento di visibilità e di azione parallelo a quello delle tecnologie, ma che non ruba nulla alle tecnologie e che nulla vuole avere dalle tecnologie. La cultura è fatta di altre emozioni, di altri strumenti. Noi li perseguiamo contemporaneamente rispetto al nostro prodotto e non per questo le due cose devono essere separate.

Una grande azienda che produce tecnologia come la nostra, che fa dell’innovazione uno dei punti di forza, che produce delle cose che non saprei neanche spiegare in parole povere, è obbligata dal sentire comune, dalla responsabilità sociale, dalla nostra consapevolezza di uomini, è obbligata a occuparsi di cultura,  promuoverla e renderla disponibile per tutti. Quindi larga banda per tutti, ma anche cultura, fotografia, musica, arte e responsabilità sociale, solidarietà per tutti quelli che hanno a che fare con noi.

 

k4B. Ad ascoltarla mi sembra che per costruire la società dell’informazione bisogna lavorare anche sull’uomo nuovo. Non vorrei fare ideologia di umanesimo, però mi pare che in questa chiave investire in cultura è un invito anche ai grandi soggetti  dell’hi-tech italiana e mondiale a tener presente che l’uomo nuovo si costruisce anche così…

Radic. Se vogliamo scatenare un minimo di dibattito, possiamo anche dire che la cultura fatta per fondazioni e fine a se stessa, la cultura che nasce dal contributo della persona umana, dall’intelligenza, dalla capacità, dall’inventiva, dalla creatività è cultura che costruisce il proprio valore giorno per giorno.

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